AI Meta e la 'Bob Dylan Defense': rubare tanto rende davvero intoccabili? #1382

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 14.03.2025

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In questa Puntata

Meta è al centro di una controversia legale per l'uso di contenuti piratati per addestrare la sua intelligenza artificiale, facendo riferimento a una difesa ispirata a Bob Dylan. La questione solleva dubbi sulla legittimità del fair use e sulla normalizzazione della pirateria nel contesto tecnologico, mettendo in discussione il confine tra innovazione e violazione del diritto d'autore.
In questo episodio, esploro la controversia che coinvolge Meta e l'uso di contenuti piratati per addestrare la sua intelligenza artificiale. La difesa di Meta, denominata ironicamente "Bob Dylan Defense", si rifà a un verso della canzone "Sweetheart Like You" di Bob Dylan, che suggerisce che rubare in grandi quantità possa renderti intoccabile. Meta è accusata di aver scaricato una grande quantità di libri da LibGen, una libreria pirata, per migliorare i suoi modelli di intelligenza artificiale, sollevando questioni legali complesse.

Gli autori che hanno intentato la causa sostengono che Meta abbia violato il diritto d'autore, mentre l'azienda si difende invocando il fair use, un concetto legale statunitense che permette l'uso limitato di materiale protetto senza autorizzazione. Tuttavia, il confine tra fair use e violazione è sottile e ancora non ben definito, specialmente nel contesto dell'addestramento delle intelligenze artificiali.

La questione si complica ulteriormente quando si considera che, secondo alcune aziende come OpenAI, non ci sono abbastanza contenuti disponibili legalmente per addestrare modelli avanzati di intelligenza artificiale. Questo porta a una normalizzazione della pirateria, un fenomeno che ricorda il caso Napster, dove la condivisione di opere protette senza licenza era perseguita legalmente.

C'è un rischio significativo che, se l'interpretazione di Meta dovesse prevalere, potrebbe essere difficile distinguere tra l'utente occasionale e le grandi aziende tecnologiche, con un impatto negativo sugli autori e sull'industria culturale. La discussione si estende anche alle tech policy, dove le grandi aziende sembrano trovare scappatoie legali per giustificare le loro azioni.

Infine, rifletto sulla possibilità di creare un sistema simile a Spotify, dove gli autori riceverebbero una percentuale dei profitti generati dai contenuti utilizzati per addestrare l'intelligenza artificiale. Tuttavia, questo modello non è privo di critiche, poiché molti artisti sostengono di non guadagnare abbastanza da queste piattaforme per vivere dignitosamente.

La questione solleva interrogativi su chi dovrebbe decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato in termini di utilizzo dei contenuti, sottolineando la necessità di un dibattito legislativo piuttosto che decisioni unilaterali da parte delle grandi aziende tecnologiche.