1034. Aborto, Social, App per il ciclo mestruale…

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 30.06.2022

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In questa Puntata

Negli Stati Uniti, la recente decisione della Corte Suprema ha trasferito ai singoli stati la facoltà di legiferare sull'aborto, scatenando preoccupazioni riguardo all'uso della tecnologia per la sorveglianza. Le app per il tracciamento del ciclo mestruale e i social media sono al centro del dibattito, poiché potrebbero essere strumenti di controllo per individuare e perseguire le donne che abortiscono, innescando un complesso scenario di privacy e libertà d'informazione.
Negli ultimi tempi, la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti ha sollevato un polverone mediatico e legale, trasferendo agli stati federali la decisione di legiferare sull'aborto. Questo cambiamento ha aperto un vaso di Pandora, in cui la tecnologia gioca un ruolo cruciale. In particolare, le app che tracciano il ciclo mestruale delle donne sono sotto esame, poiché i dati raccolti potrebbero essere utilizzati dai governi statali per identificare e perseguire le donne che scelgono di abortire.

Le app di tracciamento, utilizzate da milioni di donne per monitorare la loro salute riproduttiva, raccolgono dati sensibili che, in mano alle autorità, potrebbero trasformarsi in prove di reato. La questione si complica ulteriormente con l'intervento dei social media. Le piattaforme come TikTok e Instagram stanno già censurando contenuti che forniscono informazioni su come ottenere un aborto, per evitare responsabilità legali nei confronti delle nuove normative statali.

Questa situazione mette in luce un problema di sorveglianza collettiva, dove le tecnologie, pensate per migliorare la vita quotidiana, si trasformano in strumenti di controllo. Gli attivisti della privacy consigliano di disinstallare queste app o di inserire dati falsi per confondere le autorità, ma queste non sono soluzioni definitive. Le aziende tecnologiche, vincolate dalle leggi statunitensi, non possono rifiutare di fornire dati alle autorità, aumentando l'angoscia di chi teme per la propria privacy.

La censura sui social media, nel frattempo, impedisce la libera circolazione di informazioni cruciali, mettendo in pericolo non solo la libertà di espressione, ma anche la possibilità per le donne di accedere a informazioni vitali per la loro salute. Le piattaforme, per evitare sanzioni, preferiscono oscurare i contenuti piuttosto che rischiare coinvolgimenti legali.

In un contesto globalizzato, dove le leggi variano da stato a stato, trovare una soluzione pratica e rispettosa dei diritti umani appare complicato. La situazione negli Stati Uniti potrebbe avere ripercussioni anche in Europa, rendendo urgente un dibattito su come bilanciare sicurezza, privacy e diritti individuali.