Nel recente opuscolo distribuito dal comune di Cividale, intitolato "Prevenire le aggressioni e combattere la violenza", si trovano suggerimenti che hanno destato scalpore. Viene consigliato alle donne di non girare da sole di notte, di evitare sorrisi a sconosciuti e di non indossare abiti appariscenti. Questi suggerimenti rappresentano un esempio classico di Victim Blaming, una pratica che attribuisce alle vittime la responsabilità delle aggressioni subite, anziché concentrarsi sull'educazione degli aggressori.
Il rischio di subire un'aggressione può essere analizzato statisticamente, ma è fondamentale non confondere l'analisi del rischio con la colpevolizzazione delle vittime. Suggerire che il modo di vestire possa incitare alla violenza è sbagliato; le statistiche dimostrano che la maggior parte delle aggressioni sessuali sono commesse da uomini indipendentemente dal vestiario della vittima.
L'educazione dovrebbe focalizzarsi sul rispetto e sul consenso, insegnando ai potenziali aggressori a non perpetrare violenza, piuttosto che limitare la libertà delle potenziali vittime. Questo approccio potrebbe portare a un cambiamento significativo, riducendo realmente il numero di aggressioni.
La sindaca di Cividale, Daniela Bernardi, ha difeso l'opuscolo sostenendo che le critiche dimostrano la bontà del percorso intrapreso. Tuttavia, è importante riflettere su come le istituzioni possano contribuire alla prevenzione della violenza attraverso l'educazione, piuttosto che perpetuare stereotipi dannosi e inefficaci.

In questa Puntata
Un opuscolo del comune di Cividale, realizzato con il contributo della regione Friuli Venezia Giulia, ha suscitato polemiche per il suo contenuto considerato colpevolizzante nei confronti delle vittime di violenza. Viene criticato il messaggio che invita le donne a evitare comportamenti che potrebbero incitare aggressioni, piuttosto che educare gli uomini al rispetto e al consenso.