ALGORODIO: capire l'odio e gli algoritmi per sapere dove andare #1387

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 26.03.2025

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In questa Puntata

La discussione esplora l'importanza di comprendere la realtà dei dati online e la manipolazione algoritmica nei social media. Viene analizzato come le piattaforme abbiano modificato le loro politiche di moderazione, influenzando la visibilità dei contenuti progressisti e amplificando discorsi d'odio. Si mette in luce la discrepanza tra consenso reale e percepito online, evidenziando la necessità di nuove strategie per affrontare l'intolleranza e il dissenso.
Inizio il mio intervento con un'analogia all'Orienteering, sottolineando che è essenziale sapere dove ci troviamo per determinare dove vogliamo andare. Questo principio si applica perfettamente alla comprensione dei fenomeni sui social media, dove la mappa, sebbene fondamentale, non è sufficiente senza una strategia ben definita.

Le piattaforme social come Meta, X, TikTok e Microsoft hanno adottato politiche più permissive verso discorsi d'odio e intolleranza, una scelta influenzata da pressioni politiche, come quelle dell'amministrazione Trump. Questo ha portato a una maggiore visibilità di contenuti negativi, creando fenomeni di emulazione e polarizzazione. Tuttavia, c'è un altro aspetto da considerare: la manipolazione della visibilità dei contenuti progressisti. Molte associazioni del terzo settore hanno notato una drastica riduzione della loro portata sui social, un effetto dell'algoritmo che in passato spingeva certi contenuti di integrazione e inclusione.

La rimozione dei contenuti, benché spesso inefficace, e l'abbassamento della visibilità algoritmica hanno creato una distorsione della percezione pubblica. I contenuti più virtuosi sembravano avere più successo di quanto realmente avessero, generando un'illusione di consenso online che non corrispondeva alla realtà. Questo divario è stato evidente durante le elezioni, dove il consenso percepito sui social non si è tradotto in risultati nelle urne.

Inoltre, la censura selettiva ha alimentato una rabbia sotterranea che si è manifestata quando le restrizioni sono state rimosse. La rappresentatività di questo fenomeno sta crescendo, con un aumento dell'ostilità verso aziende e figure di rilievo. Questo non riguarda solo la reputazione, ma si traduce in attacchi fisici e minacce terroristiche.

È cruciale interrogarsi su quanto dei contenuti che vediamo siano frutto di manipolazione algoritmica e quanto siano reali. Senza una comprensione chiara di questa distorsione, rischiamo di confondere l'illusione della rete con il consenso reale. La manipolazione algoritmica del consenso è una scienza precisa, e chi sa usarla può influenzare enormemente la percezione pubblica.

La mappa dell'odio diventa quindi uno strumento strategico per costruire consenso, richiedendo nuove competenze e strategie. Dobbiamo accettare che il mondo online e il mondo reale sono diversi, e che molte delle scelte virtuose richiedono un pesante sforzo cognitivo. Senza un supporto algoritmico, queste non funzionano come dovrebbero.

Infine, è fondamentale decidere se vogliamo avere ragione o ottenere risultati, poiché l'intersezione tra questi due obiettivi è difficile da raggiungere senza un intervento algoritmico da parte delle piattaforme. Concludo tornando all'analogia dell'Orienteering: sapere dove siamo è il primo passo per decidere cosa fare.