ALGORODIO: capire l'odio e gli algoritmi per sapere dove andare

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 26.03.2025

Copertina del video: ALGORODIO: capire l'odio e gli algoritmi per sapere dove andare #1387

I contenuti dell'Episodio #1387

In questo episodio di "Ciao Internet", esploro l'importanza di avere una mappa chiara nel complesso mondo dei media digitali e delle piattaforme sociali. Parto dal concetto di Orienteering per spiegare come la comprensione della nostra posizione attuale sia cruciale per determinare la direzione futura. Mi concentro sulle dinamiche di framing e analisi dei dati, e discuto come le modifiche alle politiche delle piattaforme sociali abbiano influenzato la visibilità dei contenuti. Rifletto su come l'illusione di consenso online possa distorcere la realtà sociale e politica, e concludo evidenziando la necessità di nuove strategie per navigare in un paesaggio mediatico sempre più complesso.
Buongiorno a tutti e benvenuti a questo nuovo episodio di "Ciao Internet". Oggi voglio fare il guastatore e portare un po' di caos costruttivo nella nostra comprensione del mondo digitale. Parto da un concetto che mi è sempre piaciuto: l'Orienteering. Sapete, quella disciplina in cui ti lasciano in un punto qualunque e ti dicono di arrivare dall'altra parte. Ecco, il principio base è che se non sai dove sei, non puoi sapere dove andare. Una mappa diventa quindi essenziale per capire i fenomeni e agire strategicamente.

Per chi, come noi, lavora con le corporate, creare una mappa è un esercizio fondamentale. Noi ci occupiamo di framing e frame analysis, raccogliamo dati online e offline, attraverso sondaggi e altre metodologie, per aiutare le aziende a cambiare opinione alle persone. Tuttavia, una mappa da sola serve a poco se non si sa come utilizzarla come asset strategico. In un contesto di conflitto, una mappa può evitare di salire su una mina o di bombardare il nemico. È questo il valore strategico che dobbiamo cercare di comprendere.

Parlando di mappe e strategie, non possiamo ignorare il ruolo delle piattaforme sociali. Tutte, da Meta a TikTok, hanno adottato politiche più permissive verso i discorsi d'odio, influenzate da pressioni politiche come quelle dell'amministrazione Trump. Questo ha generato problemi significativi, come fenomeni di emulazione e autopolarizzazione. C'è anche un altro fenomeno da considerare: la manipolazione della visibilità dei discorsi contro l'odio. Le associazioni del terzo settore lamentano la diminuzione della reach dei loro post, ma dobbiamo riconoscere che molte di esse hanno beneficiato di una spinta algoritmica che ora è venuta a mancare.

La rimozione dei contenuti non è sempre efficace, e spesso il cosiddetto effetto Streisand amplifica l'attenzione su ciò che viene censurato. Dall'altra parte, l'abbassamento dell'algoritmo ha portato a una rappresentazione distorta della realtà. I contenuti progressisti che pensavamo fossero apprezzati da molti, erano in realtà amplificati dagli algoritmi. Questo ci ha fatto credere che ci fossero più persone buone online di quante ce ne siano effettivamente.

Dobbiamo interrogarci su quanto del supporto che abbiamo visto online sia reale e quanto sia frutto di un'illusione algoritmica. La manipolazione del consenso è una scienza precisa, e ora che le barriere algoritmiche sono state rimosse, il campo è aperto per chi sa manipolare il consenso. Le piattaforme non spingono più contenuti virtuosi, e dobbiamo accettare che il mondo reale è diverso da quello che vediamo online.

Alla fine, dobbiamo scegliere se vogliamo avere ragione o ottenere risultati. Senza uno sforzo algoritmico da parte delle piattaforme, non vedremo più il tipo di supporto che abbiamo avuto in passato. In questo contesto, la mappa dell'odio diventa uno strumento strategico per comprendere e navigare questa nuova realtà, e il principio dell'Orienteering ci insegna che per fare qualcosa di significativo, dobbiamo prima capire dove siamo.