#ODIAREMEGLIO » di Odio, Rick DuFer e di Storytelling

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 03.09.2019

Copertina del video: 579. #ODIAREMEGLIO » di Odio, Rick DuFer e di Storytelling

I contenuti dell'Episodio #579

In questo episodio di Ciao Internet vi parlo da una chiesa del dodicesimo secolo in Cappadocia, dove rifletto su temi di comunicazione e storytelling, partendo dall'iniziativa "Odiare ti costa". Discutiamo di come le parole possano creare realtà e di come la narrazione eroica e polarizzante possa influenzare il discorso pubblico e privato.
Ciao Internet! Oggi vi parlo da una suggestiva chiesa del dodicesimo secolo, scavata nella pietra, nel cuore della Cappadocia. Nonostante la qualità audio non sia delle migliori, ho colto l'occasione per riflettere su temi che mi stanno molto a cuore, come la comunicazione e lo storytelling. Partiamo da "Odiare ti costa", un'iniziativa legale promossa da una rete di avvocati e una figura pubblica che mira a combattere la diffamazione e l'odio online attraverso il patrocinio gratuito. Tuttavia, non voglio soffermarmi solo su questo, ma anche sulle critiche mosse da Riccardo Dal Ferro, che ha scritto un lungo articolo in merito. Mi interessa discutere il modo in cui i creatori dell'iniziativa gestiscono il dissenso, spesso in maniera quasi settaria.

Lo storytelling è fondamentale: non si tratta semplicemente di raccontare una storia, ma di creare un percorso narrativo che costruisca una rappresentazione della realtà. Le parole che scegliamo sono potenti, in grado di plasmare il nostro pensiero e, di conseguenza, la nostra percezione del mondo. In questo contesto, l'odio non è intrinsecamente negativo, ma un meccanismo di sopravvivenza che ci ha accompagnato per millenni. Possiamo provare odio per motivi futili, ma è l'espressione pubblica di questo sentimento che diventa problematica.

Riccardo Dal Ferro ha ragione su vari aspetti, soprattutto quando afferma che non si può denunciare qualcuno per le sue idee o sentimenti. Tuttavia, quando queste idee si concretizzano in atti di discriminazione o diffamazione, allora sì, possono diventare perseguibili. C'è una distinzione da fare tra odio personale e incitamento alla violenza o diffamazione, che sono fenomeni diversi.

Un altro punto importante è la gestione del dissenso da parte dei creatori di "Odiare ti costa". Spesso, chi critica l'iniziativa viene visto come un nemico delle minoranze o dell'uguaglianza sociale, in un gioco di narrazioni eroiche che ricorda dinamiche del movimento Me Too. Questo tipo di narrazione polarizzante rischia di essere inefficace, poiché non costruisce un consenso diffuso ma crea fazioni contrapposte.

Infine, la figura dell'eroe moderno è cambiata: non è più l'eroe senza macchia e senza paura, ma qualcuno che, come noi, può sbagliare e chiedere scusa. Questo è più realistico e accettabile per molti di noi. La narrazione eroica, in cui ogni critica è vista come un attacco personale, è fallimentare e non porta a un vero cambiamento. Le parole giuste, invece, possono davvero modificare la realtà e creare soluzioni più inclusive e condivise.

Dalla Cappadocia è tutto. Vi invito a condividere le vostre opinioni, anche se diverse dalle mie. Per gli insulti, sapete già dove andare. Vi ricordo che vi faccio compagnia dal 10 settembre in poi, raccontandovi di come la rete ci cambia. Grazie per avermi ascoltato e, come sempre, state parati.