Oggi affrontiamo il tema della blockchain e delle sue presunte capacità di certificazione, prendendo spunto da un recente annuncio di IBM riguardante l'uso di questa tecnologia per certificare la filiera di produzione della pasta. È importante chiarire che la blockchain, per sua natura, non certifica nulla che non nasca e muoia al suo interno. La vera certificazione, nel mondo fisico, richiede controlli tangibili, come test di laboratorio o verifiche chimico-fisiche, che confermano la natura di un prodotto. La blockchain, invece, può solo garantire l'inalterabilità dei dati inseriti, ma non la loro veridicità originaria.
Quando si parla di tracciatura, la blockchain può essere utile per documentare i passaggi di un prodotto lungo la filiera, ma confondere questo con la certificazione è un errore comune e pericoloso. La tracciatura assicura che nessuno possa alterare i dati registrati, ma non attesta la qualità o l'autenticità del prodotto stesso. In pratica, la blockchain può solo registrare dichiarazioni fatte da persone o enti, che rimangono responsabili delle informazioni fornite.
Inoltre, l'idea che un bollino digitale possa garantire l'autenticità di un prodotto fisico è fallace. Nel mondo reale, nulla impedisce di trasferire un'etichetta da un oggetto all'altro, vanificando qualsiasi pretesa di certificazione. La blockchain diventa utile solo quando si tratta di dati che rimangono all'interno del suo ecosistema, come nel caso degli smart contract o delle criptovalute.
Infine, il concetto di oracolo, spesso associato alla blockchain, non è altro che un modo per registrare in modo affidabile chi ha compiuto un'azione e quando. Tuttavia, anche in questo caso, non c'è alcuna garanzia sulla veridicità delle informazioni di partenza. In sintesi, la blockchain è una potente tecnologia per la tracciatura e la registrazione di dati digitali, ma non può sostituire i processi di certificazione fisica tradizionali.

In questa Puntata
La blockchain non può certificare nulla che non nasca al suo interno. La sua applicazione nel mondo fisico, come nel caso della tracciatura della filiera della pasta, si basa su un fraintendimento: mentre la tracciatura è utile, la certificazione richiede verifiche fisiche e chimiche impossibili da replicare digitalmente. Ogni affermazione contraria è spesso frutto di strategie di marketing ingannevoli.