768. Trump vieta i corsi su Diversità e Inclusione

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 28.09.2020

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L'amministrazione Trump ha emesso un ordine esecutivo che mira a bloccare l'insegnamento di diversità e inclusione nelle aziende che ricevono fondi statali. Questo provvedimento potrebbe limitare la libertà di parola e influenzare la cultura aziendale, colpendo direttamente i programmi di training interni su questi temi. La misura solleva interrogativi sul suo impatto sociale e legale, specialmente in relazione al primo emendamento.
Oggi voglio parlare di un ordine esecutivo dell'amministrazione Trump, che ritengo particolarmente inquietante. Si tratta dell'Executive Order on Combating Race and Sex Stereotyping, che impone alle aziende con contratti governativi significativi, come Google, Amazon e Microsoft, di scegliere tra mantenere i finanziamenti statali o sospendere i loro programmi di training su diversità e inclusione.

L'ordine sostiene che questi training stiano creando divisioni nella società, polarizzando le persone attraverso la narrazione di razze o sessi intrinsecamente colpevoli o privilegiati. L'amministrazione ritiene che la vera divisione derivi dal fatto che questi problemi vengano discussi e insegnati, piuttosto che dalla loro esistenza. Questo approccio ricorda per certi versi una riscrittura della storia, simile a quanto descritto in "1984" di Orwell, dove la realtà viene modificata per sostenere l'agenda politica.

In pratica, l'ordine vieta di insegnare che gli Stati Uniti siano fondamentalmente razzisti o sessisti e che gli individui possano essere intrinsecamente oppressivi a causa della loro razza o sesso. Si tenta di rimuovere il senso di colpa storico, non riconoscendo la responsabilità collettiva per le azioni passate. Questo potrebbe sembrare un modo per evitare di acuire il dissenso contro l'amministrazione Trump, ma solleva seri dubbi sulla libertà di parola, poiché limita ciò che le aziende possono insegnare ai loro dipendenti.

Molti filosofi del diritto americano ritengono che questo ordine possa essere impugnato per violazione del primo emendamento, poiché limita la libertà di espressione delle aziende. Tuttavia, non impedisce direttamente di parlare di questi temi, ma toglie il supporto finanziario del governo a chi decide di farlo. Questo modo subdolo di utilizzare il potere politico per spingere un'agenda solleva preoccupazioni sul futuro della diversità e dell'inclusione nelle aziende americane.

Mi preoccupa che di questo ordine si parli poco online, segno che potrebbe non essere ancora percepito come una minaccia significativa. E voi, cosa ne pensate? Fatemi sapere nei commenti se avete compreso la portata di questo provvedimento o se ritenete che mi stia preoccupando troppo.