769. Il Cimitero dei Feti

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 05.10.2020

Copertina del video: 769. Il Cimitero dei Feti

In questa Puntata

Il coraggio di Marta Loy, che ha deciso di condividere la sua esperienza di aborto terapeutico, mette in luce le problematiche legate alla privacy e alla dignità personale. La pratica di registrare il nome della madre su croci nei cimiteri dei feti solleva interrogativi su etica e rispetto delle libertà individuali, evidenziando la necessità di un concetto di privacy più umano e rispettoso.
Ho riflettuto sul coraggio straordinario di Marta Loy, una donna che ha scelto di condividere pubblicamente la sua esperienza di aborto terapeutico. Questo tipo di aborto, regolato dall'articolo 6 della legge 194, avviene oltre il novantesimo giorno di gestazione. Marta, dopo aver firmato i documenti necessari, ha deciso di non predisporre esequie per motivi personali. Tuttavia, sette mesi dopo, ha ricevuto un referto istologico che l'ha portata a contattare la camera mortuaria, dove ha scoperto che il feto era stato conservato per una possibile sepoltura. In un dialogo surreale, le è stato detto che il feto sarebbe stato seppellito con il suo nome e cognome, una pratica che ha sollevato molteplici interrogativi.

Questa vicenda mi ha portato a riflettere su diverse tematiche. In primo luogo, l'uso del nome e cognome della madre su croci nei cimiteri dei feti, noti come "giardini degli angeli", solleva questioni di privacy e dignità personale. Il fatto che queste informazioni possano essere utilizzate per stigmatizzare o danneggiare socialmente una persona è inquietante. Immagino scenari di ricatti o esposizione pubblica, soprattutto in un contesto in cui la scelta di abortire dovrebbe rimanere privata e protetta dalla legge.

In secondo luogo, la mancanza di consapevolezza delle conseguenze di rendere pubblici dati personali sensibili è un problema che riscontro spesso, anche in altri ambiti come la sicurezza informatica. La memorizzazione e l'esposizione di dati personali senza considerare le implicazioni può causare danni significativi.

Infine, il coraggio di Marta di raccontare una parte così intima della sua vita per sensibilizzare l'opinione pubblica è ammirevole. La sua storia ci invita a riconsiderare il concetto di privacy, non solo come diritto legale, ma come diritto di essere lasciati in pace, liberi da giudizi e intrusione. Ringrazio Marta per il suo esempio e spero che la sua testimonianza possa portare a un cambiamento positivo nella società.