923. Le non scuse di Meroni, il consigliere leghista che ha chiamato Liliana Segre "numero 75190"

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 26.11.2021

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In questa Puntata

Fabio Meroni, capogruppo della Lega nel Consiglio Comunale di Lissone, ha utilizzato il numero di prigionia di Liliana Segre per attaccarla sui social, scatenando una serie di reazioni. La vicenda solleva questioni importanti sulla disumanizzazione e sull'uso irresponsabile dei social media, mettendo in luce la necessità di una maggiore responsabilità personale nelle interazioni online.
Immaginate di portare ancora il segno di un'esperienza terribile come quella dei campi di concentramento, un tatuaggio che rappresenta un numero di prigionia. Ora immaginate di leggere un commento sui social media che utilizza quel numero per attaccarvi. Questo è quanto accaduto a Liliana Segre, senatrice a vita e sopravvissuta all'Olocausto, quando Fabio Meroni, capogruppo della Lega nel Consiglio Comunale di Lissone, ha risposto a una sua dichiarazione pro vaccini con un commento che faceva riferimento al suo numero di prigionia, 75.190.

La disumanizzazione è stata una delle tattiche più crudeli utilizzate durante il Terzo Reich, e vederla riapplicata in un contesto moderno e digitale è sconvolgente. La reazione di Meroni è stata quella di non scusarsi immediatamente, sostenendo che non intendeva offendere Segre e giustificando l'uso del numero con il timore di essere bannato da Facebook. Tuttavia, le sue scuse sono arrivate solo dopo una marcia indietro, tipica di chi cerca di giustificare un comportamento inaccettabile piuttosto che assumersene la piena responsabilità.

Questa vicenda mette in luce un problema più ampio: la facilità con cui le persone si lasciano coinvolgere in dinamiche di odio online, spesso senza considerare l'impatto reale delle loro parole. I social media non sono un mondo separato dalla realtà, e le azioni virtuali possono e devono avere conseguenze reali. È fondamentale che chi utilizza queste piattaforme si faccia carico delle proprie parole e azioni, riconoscendo che la responsabilità non si esaurisce con un semplice post o commento.

Nel mio lavoro quotidiano, mi occupo di reputazione per aziende e persone, cercando di tutelare e migliorare la loro immagine pubblica. Con Ciao Internet, racconto come algoritmi e regole governano le interazioni umane e tecnologiche, per comprendere meglio come la rete ci influenza. Questa storia è un esempio lampante di come la mancanza di responsabilità online possa avere effetti devastanti e di come sia necessario un cambiamento culturale nel modo in cui ci relazioniamo digitalmente.