927. Migranti e riconoscimento facciale: lo studio di HermesCenter

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 06.12.2021

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In questa Puntata

Le tecnologie di riconoscimento biometrico e facciale vengono utilizzate alle frontiere italiane per identificare i migranti, sollevando preoccupazioni etiche e legali. Lo studio di Hermes, sostenuto da Privacy International, evidenzia la criminalizzazione implicita di queste pratiche e la carenza di consapevolezza tra i migranti sui loro diritti. Il dibattito si concentra sulla bilancia tra sicurezza e rispetto dei diritti umani, in un contesto europeo che finanzia tali tecnologie mentre discute moratorie per i cittadini.
Oggi ci siamo addentrati in un tema complesso e delicato: l'uso delle tecnologie di controllo biometrico alle frontiere italiane. Ho condiviso con Guido Scorza uno studio pubblicato dall'associazione Hermes, che ho co-fondato, sostenuto da Privacy International. Questo studio analizza l'impiego di tecnologie come il riconoscimento facciale e la raccolta di dati biometrici dei migranti alle frontiere italiane, e solleva importanti interrogativi etici e legali.

Inizialmente, ammetto di aver avuto un bias cognitivo, pensando che l'uso di queste tecnologie potesse essere giustificato dalla necessità di identificare potenziali criminali. Tuttavia, riflettendo, ho riconosciuto che stavo applicando un doppio standard, uno che non accetterei se applicato ai cittadini italiani. Questo mi ha portato a una profonda riflessione sui diritti umani e sulla privacy.

Il primo punto critico dello studio riguarda la criminalizzazione implicita dei migranti. I loro dati biometrici vengono inseriti in AFIS, un database normalmente riservato a criminali, creando un'associazione pregiudizievole e problematica. Inoltre, il sistema SARI, utilizzato per il riconoscimento facciale, è stato bloccato dal Garante per la Privacy per il suo uso indiscriminato, ma viene comunque utilizzato per i migranti, sollevando ulteriori preoccupazioni per i falsi positivi.

Un altro aspetto fondamentale è la mancanza di consapevolezza tra i migranti riguardo alla raccolta e all'uso dei loro dati. Spesso non comprendono le implicazioni di questa raccolta, né i loro diritti in merito. Questo solleva interrogativi sulla validità e sull'etica di una raccolta dati che avviene in un contesto quasi coercitivo.

Infine, lo studio mette in luce le contraddizioni dell'Unione Europea, che da un lato discute moratorie sulle tecnologie di riconoscimento facciale per i cittadini, mentre dall'altro finanzia l'uso di tali tecnologie alle frontiere. Questo doppio standard evidenzia una priorità di sicurezza che rischia di sacrificare i diritti umani dei più vulnerabili.

🎙️ Ospite: Guido Scorza, membro del Garante per la Protezione dei Dati Personali.