Migranti e riconoscimento facciale: lo studio di HermesCenter

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 06.12.2021

Copertina del video: 927. Migranti e riconoscimento facciale: lo studio di HermesCenter

I contenuti dell'Episodio #927

Ciao a tutti, sono Matteo Flora e oggi vi porto in un viaggio attraverso le sfide e le implicazioni delle tecnologie di sorveglianza alle frontiere. In questa puntata del podcast, esploriamo uno studio pubblicato dall'associazione Hermes che ho fondato, focalizzandoci sull'uso della biometria e dell'intelligenza artificiale nei controlli di frontiera in Italia. Con il mio ospite Guido Scorza, affrontiamo le questioni etiche e legali di questo tema complesso, analizzando come i dati biometrici dei migranti vengano raccolti e gestiti, e cosa questo significhi per i diritti fondamentali. È un episodio intenso che invita a riflettere sul bilanciamento tra sicurezza e privacy.
Buongiorno a tutti e benvenuti a un nuovo episodio di "Ciao Internet". Oggi sono particolarmente emozionato di condividere con voi una discussione critica e stimolante. Io, Matteo Flora, insieme a Guido Scorza, affrontiamo un tema che è tanto attuale quanto delicato: l'uso delle tecnologie di sorveglianza nelle frontiere italiane. Partiamo da uno studio pubblicato dall'associazione Hermes, che ho avuto l'onore di fondare con un gruppo straordinario di individui.

Lo studio, sostenuto da Privacy International, esplora l'impiego della biometria e dell'intelligenza artificiale per il controllo dei migranti alle frontiere italiane. Devo confessare che inizialmente la mia reazione è stata di supporto all'uso della tecnologia per motivi di sicurezza, ma presto mi sono reso conto di come stessi cadendo nella trappola dei bias cognitivi che spesso critico. Mi sono trovato a interrogarmi su quanto sia giusto considerare i migranti come potenziali criminali semplicemente perché attraversano le frontiere senza documenti.

Durante la discussione, Guido e io riflettiamo sul concetto di criminalizzazione dei migranti. I loro dati biometrici finiscono in un database utilizzato per il riconoscimento dei criminali, il che li etichetta implicitamente come sospetti. Questo approccio solleva questioni etiche profonde, soprattutto quando si considera la possibilità di errori nel riconoscimento facciale, come dimostrato da test precedenti in altri paesi.

Guido ci porta a considerare la mancanza di consapevolezza da parte dei migranti, che spesso non comprendono pienamente le implicazioni della raccolta dei loro dati biometrici. Non solo questi dati vengono raccolti in modo coatto, ma manca anche una comunicazione chiara e trasparente su come verranno utilizzati.

Affrontiamo anche il paradosso dell'Unione Europea, che da un lato promuove moratorie sul riconoscimento facciale per i propri cittadini, ma dall'altro finanzia l'uso di queste tecnologie alle frontiere. È un tema complesso che ci costringe a ripensare le nostre priorità in termini di diritti umani e sicurezza.

L'episodio si conclude con una riflessione sulla necessità di vigilare attentamente durante le stagioni di emergenza, quando i diritti fondamentali rischiano di essere sacrificati sull'altare della sicurezza. Guido ed io vi invitiamo a riflettere su questi temi e a considerare l'importanza della privacy non solo per noi, ma anche per gli ultimi e i più vulnerabili.