106. VICTIM BLAMING: perché dobbiamo smettere di incolpare le vittime #112

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 20.02.2017

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In questa Puntata

Il fenomeno del victim blaming e victim shaming rappresenta una distorsione sociale in cui la vittima di un'offesa viene ulteriormente colpevolizzata o ridicolizzata. La discussione si concentra sulla necessità di cambiare la percezione pubblica e di adottare misure sociali o normative per prevenire tali comportamenti, sottolineando l'importanza di responsabilizzare chi offende piuttosto che chi subisce.
In questo episodio, ho affrontato il tema del victim blaming e del victim shaming, due fenomeni che purtroppo continuano a manifestarsi nella nostra società. Un esempio emblematico è quello di Selvaggia Lucarelli, che ha ricevuto un messaggio in cui le veniva augurato uno stupro. Invece di condannare chi ha scritto il messaggio, molte persone hanno iniziato a criticare la Lucarelli, accusandola di aver esagerato, di aver cercato notorietà o di aver abusato del suo potere mediatico. Questo tipo di reazioni sposta l'attenzione dall'offensore alla vittima, aggravando ulteriormente il danno subito.

Lo stesso schema si ripete in altri contesti, come nel caso delle ragazze le cui foto intime vengono condivise senza consenso. Invece di condannare chi diffonde le immagini, si tende a incolpare le ragazze per averle scattate o condivise inizialmente. Questi atteggiamenti non fanno altro che perpetuare una cultura di colpevolizzazione della vittima, distogliendo l'attenzione dal vero problema: l'atto offensivo iniziale.

Per contrastare questo fenomeno, è necessario adottare due approcci: il primo è lo shaming sociale, che consiste nel rendere socialmente inaccettabili certi comportamenti offensivi, in modo che chi li compie venga ricordato negativamente e scoraggiato dal ripeterli. Il secondo è l'intervento normativo, che però presenta il rischio di essere inefficace o mal formulato. È fondamentale che la società si assuma la responsabilità di gestire questi comportamenti, piuttosto che delegare tutto a leggi che potrebbero essere scritte in modo inadeguato.

In conclusione, non esiste una libertà di offesa; esiste invece la libertà di espressione, che deve essere accompagnata dalla responsabilità delle proprie parole e azioni. Dobbiamo decidere se vogliamo gestire questi problemi in modo autonomo o lasciare che vengano regolati da normative potenzialmente inadeguate.