Immaginate di affrontare una decisione difficile come quella di interrompere una gravidanza, firmare tutte le documentazioni necessarie e, dopo settimane o mesi, scoprire che il feto è stato sepolto in un cimitero con una targhetta che riporta il vostro nome e cognome. Questo scenario, che sembra uscito da un romanzo distopico, è accaduto realmente a Roma alla fine del 2020. Ne avevo già parlato in un precedente video, ma oggi ci sono aggiornamenti significativi.
Il Garante della Privacy ha sanzionato Roma Capitale con una multa di 167 mila euro e l'AMA, la società che gestisce i servizi cimiteriali, con 239 mila euro. La sanzione è stata inflitta per la diffusione illecita dei dati personali delle donne che hanno subito un'interruzione di gravidanza, attraverso le targhette apposte sulle sepolture dei feti nel cimitero Flaminio, noto anche come il Giardino degli Angeli. Inoltre, un ammonimento è stato emesso nei confronti dell'AS Roma 1.
Secondo la normativa vigente, i prodotti del concepimento di età inferiore alle 20 settimane possono essere sepolti solo su richiesta dei genitori, mentre la sepoltura è obbligatoria per i nati morti. Tuttavia, la sepoltura dei prodotti abortivi è disposta dalla struttura sanitaria dopo 24 ore, anche senza richiesta dei genitori. Il Garante ha scoperto che la violazione dei dati è avvenuta a causa di una comunicazione illecita dei dati, in violazione del principio di minimizzazione previsto dal GDPR. L'AS Roma 1 aveva trasmesso ai servizi cimiteriali i dati identificativi delle donne, che sono stati poi inseriti nei registri cimiteriali.
Questo ha portato alla possibilità di identificare le donne che avevano subito un'interruzione di gravidanza, un fatto che va contro la normativa che prevede che le informazioni sulle targhette riguardino solo il defunto. La decisione di apporre i nomi delle madri sembra essere una scelta politica volta a provocare vergogna o catalogare le donne.
Il Garante ha ordinato all'azienda sanitaria di non riportare più le generalità in chiaro sui documenti relativi al trasporto e alla sepoltura. Sono state suggerite misure tecniche e organizzative come l'oscuramento dei dati identificativi, la pseudonimizzazione e la cifratura dei dati, che dovrebbero essere standard per chi gestisce dati sensibili.
La situazione evidenzia un attacco ai diritti delle donne e, in particolare, al diritto di aborto. È fondamentale rimanere vigili e monitorare se situazioni simili si verificano altrove in Italia. Vi invito a consultare il provvedimento e a rimanere informati su questi temi.

In questa Puntata
Una sanzione di 167 mila euro è stata inflitta a Roma Capitale e 239 mila euro all'AMA per la violazione della privacy delle donne che hanno subito un'interruzione di gravidanza. Le targhette con i nomi delle madri sono state apposte sulle sepolture dei feti nel cimitero Flaminio, in violazione delle normative sulla protezione dei dati personali. Il Garante della Privacy ha emesso un ammonimento e ha imposto misure correttive per evitare il ripetersi di tali violazioni.