Negli ultimi giorni, Zoom ha modificato in modo significativo la sua privacy policy e il contratto di utilizzo, introducendo due cambiamenti principali: una licenza perpetua sui contenuti degli utenti e l'uso di questi contenuti per l'addestramento di intelligenze artificiali. La licenza consente a Zoom di utilizzare, modificare e trascrivere i contenuti senza sfruttamento economico diretto, ma garantisce comunque un ampio margine di manovra sulla gestione dei dati degli utenti.
La logica dietro queste modifiche, seppur comprensibile, è stata gestita male. Zoom, diventata ormai una piattaforma complessa, necessita di diritti sui dati per offrire servizi come la registrazione di webinar o la trascrizione automatica. Tuttavia, la comunicazione di queste modifiche è stata inadeguata, portando a una reazione negativa da parte del pubblico e degli esperti di privacy, come evidenziato da un articolo virale di Biella Coleman.
Le implicazioni legali di queste modifiche sono significative. La concessione di diritti a terzi può creare problemi legali, specialmente quando si ospitano webinar con ospiti che non consentono la sublicenza dei loro contenuti. Inoltre, per settori come le pubbliche amministrazioni o la sanità, la mancanza di garanzie adeguate da parte di Zoom rende impossibile l'utilizzo della piattaforma per la gestione di dati sensibili.
L'uso dei dati per l'addestramento di intelligenze artificiali pone ulteriori rischi, come la possibile esposizione di segreti industriali e proprietà intellettuali. Se Zoom non apporterà modifiche significative, potrebbe perdere una parte importante del suo mercato, specialmente nel settore sanitario e governativo. Fino a quando non ci saranno cambiamenti concreti nei contratti e nella privacy policy, consiglio di evitare l'uso di Zoom per attività che coinvolgono dati sensibili o proprietà intellettuali.

In questa Puntata
Zoom ha aggiornato la sua privacy policy introducendo clausole che concedono alla piattaforma una licenza perpetua sui contenuti degli utenti e la possibilità di utilizzarli per addestrare intelligenze artificiali. Queste modifiche sollevano preoccupazioni legali e di privacy, specialmente per chi gestisce dati sensibili o proprietà intellettuali.