In questo episodio, ho affrontato il caso di David Puente, noto per il suo lavoro di debunking, il quale è stato al centro di una polemica riguardante la sua iscrizione all'Ordine dei Giornalisti. Tutto è iniziato con un articolo di Affari Italiani, che ha erroneamente affermato che Puente non fosse iscritto all'Ordine, generando imbarazzo per il vice direttore di Open e per Enrico Mentana, dopo il caso Fabri. L'articolo è stato rapidamente corretto, ma non prima di essere amplificato da Marcello Foa, noto per le sue controverse inchieste, che ha rilanciato la notizia senza verificarne l'accuratezza.
È emerso che il sito dell'Ordine non era aggiornato, un problema riscontrato da molti giornalisti, incluso Foa stesso. Nonostante ciò, Puente risultava regolarmente iscritto negli elenchi dell'Ordine della Lombardia. Tuttavia, la mancanza di verifica ha portato a una diffusione di false accuse nei confronti di Puente, che ha dovuto affrontare un'ondata di critiche infondate.
Ho poi discusso un caso simile riguardante Barbara D'Urso, accusata di leggere un libro al contrario in una foto. Anche in questo caso, le critiche si sono rivelate infondate, dimostrando come spesso le persone siano più interessate a sostenere le proprie narrative che a cercare la verità.
Questi esempi mi hanno portato a riflettere sull'efficacia del debunking. Sebbene mi piacerebbe credere nella sua utilità, ho osservato che spesso ha un impatto limitato su chi ha già deciso cosa credere. Le persone tendono a cercare conferme alle loro convinzioni piuttosto che affrontare la verità, un fenomeno che rende il debunking meno efficace di quanto sperassi. Queste sono le mie riflessioni, e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi.
In questa Puntata
L'episodio esplora la controversia legata alla mancata iscrizione di David Puente all'Ordine dei Giornalisti, evidenziando errori e superficialità nell'informazione da parte di alcune testate e personalità. Viene analizzato il ruolo del debunking e la sua efficacia limitata nel contrastare le narrazioni polarizzate, concludendo che spesso le persone cercano conferme alle proprie convinzioni piuttosto che la verità.