290. Uber paga il riscatto: la incredibile storia dei dati trafugati all'azienda

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 23.11.2017

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In questa Puntata

Uber ha subito un furto di dati nel 2016, con la compromissione di informazioni personali di milioni di utenti e autisti. La gestione dell'incidente è stata caratterizzata da una mancanza di trasparenza e dall'inappropriato pagamento di un riscatto, evidenziando gravi carenze nella sicurezza informatica e nella comunicazione aziendale.
Oggi parliamo di Uber e di un attacco informatico che mette in luce una serie di problematiche nella gestione della sicurezza e della trasparenza. Nel 2016, Uber ha subito un furto di dati che ha coinvolto 57 milioni di clienti e 600.000 autisti, i cui nomi, email e numeri di telefono sono stati compromessi. È sconcertante che l'azienda abbia deciso di non divulgare immediatamente l'accaduto, nonostante le normative statunitensi richiedano la comunicazione di tali incidenti.

L'attacco è avvenuto attraverso una grave negligenza: alcuni sviluppatori hanno lasciato su GitHub, una piattaforma per la condivisione di codice, chiavi di accesso critiche. Questo ha permesso agli aggressori di accedere ai sistemi di Uber e scaricare i dati sensibili. La situazione è ulteriormente peggiorata quando Uber ha deciso di pagare un riscatto di circa 100.000 dollari per evitare la divulgazione dei dati rubati. Questa scelta non solo non garantisce che i dati non vengano diffusi, ma incoraggia ulteriori attacchi e richieste di riscatto.

Uber ha dimostrato una mancanza di trasparenza e una gestione inadeguata dell'incidente, offrendo un esempio di come non affrontare una crisi informatica. La vicenda solleva importanti interrogativi sulla sicurezza dei dati e sulla responsabilità delle aziende nel proteggere le informazioni dei propri utenti.