70.000 dollari agli YouTuber per DENIGRARE un competitor

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 10.09.2018

Copertina del video: 416. 70.000 dollari agli YouTuber per DENIGRARE un competitor

I contenuti dell'Episodio #416

Ciao Internet! In questo episodio esploro il tema della reputazione, in particolare quella chiamata "black reputation". Scopro come questa pratica si inserisce nel marketing degli influencer e quanto sia impattante il negativity bias, che ci porta a credere più facilmente alle cattive opinioni. Affronto anche le implicazioni etiche e legali di queste pratiche, interrogandomi su come potrebbero essere regolamentate in futuro.
Ciao Internet! Oggi voglio parlarvi di un aspetto della reputazione che spesso viene trascurato: la "black reputation". Comunemente, quando discutiamo di reputazione, ci concentriamo sulla parte positiva, ovvero come spingere un'immagine favorevole di un brand. Questo è un argomento complesso e delicato, a cui la mia azienda ha dedicato anni di esperienza. Ma esiste anche un'altra faccia della medaglia: la denigrazione dei competitor. Questo fenomeno, noto come "black reputation", ha trovato il suo spazio nel mondo dell'influencer marketing.

Siamo abituati a vedere influencer che elogiano prodotti usando hashtag come #ADV, condividendo esperienze che, nella migliore delle ipotesi, sono sincere. Tuttavia, recentemente, alcuni vlogger americani di notevole fama hanno rivelato che gli è stato proposto fino a 75.000 dollari per screditare un brand concorrente. Sembra incredibile, ma ha perfettamente senso. Esiste un bias psicologico, il negativity bias, che ci induce a dare maggior peso alle opinioni negative rispetto a quelle positive. Una recensione negativa può danneggiare un brand molto più di quanto dieci recensioni positive possano aiutarlo, a meno che non provengano da amici o persone di fiducia.

Da un punto di vista economico, pagare un influencer per denigrare un concorrente potrebbe risultare un investimento più efficace che distribuire la stessa somma tra diversi influencer per promuovere il proprio prodotto. Nonostante ciò, i vlogger in questione hanno rifiutato l'offerta, ma il fatto che queste proposte esistano dimostra quanto sia florido questo mercato. Personalmente, mi trovo ora a guardare con maggiore scetticismo i video in cui qualcuno parla male di un prodotto o servizio, chiedendomi quanto di quello che ascolto sia genuino.

Questo trend solleva anche questioni legali ed etiche. Non sono sicuro che tali pratiche siano legali in molte giurisdizioni e sono curioso di osservare se organi come la FCC negli Stati Uniti interverranno per regolamentare questo tipo di diffamazione online. È un argomento che merita attenzione e che potremmo voler contrastare.

E voi cosa ne pensate? Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni nei commenti. Se non lo avete già fatto, questo è il momento perfetto per iscrivervi al mio podcast. Sono Matteo Flora e vi tengo compagnia per cinque giorni alla settimana, esplorando insieme come la rete ci trasforma. Grazie mille per avermi ascoltato!