Google #SensorVault: cosa è e come funziona

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 15.04.2019

Copertina del video: 523. Google #SensorVault: cosa è e come funziona

I contenuti dell'Episodio #523

In questa puntata di Ciao Internet, esploro l'intrigante mondo di SensorVault, il database di Google che conserva le informazioni di localizzazione degli utenti. Vi porto a scoprire come le forze dell'ordine stiano utilizzando queste informazioni per identificare potenziali sospetti in scenari criminali, sollevando importanti questioni di privacy e libertà personale.
Ciao Internet, oggi vi parlo di SensorVault, un servizio di Google che ha attirato l'attenzione grazie a un articolo del New York Times. SensorVault è un enorme database che raccoglie le informazioni di geolocalizzazione degli utenti di Google. Ogni volta che utilizziamo applicazioni come Google Maps o lasciamo attivi i servizi di geolocalizzazione sui nostri dispositivi, quei dati vengono immagazzinati in questa "cassaforte dei sensori". Google sfrutta queste informazioni per migliorare i suoi servizi, dalle ricerche alle pubblicità, sempre rispettando le normative sulla privacy. Infatti, i dati nel database sono pseudo-anonimizzati e non collegati direttamente agli utenti, ma piuttosto ai dispositivi.

La questione diventa interessante quando parliamo del coinvolgimento delle forze dell'ordine. Negli Stati Uniti, e probabilmente altrove, la polizia ha iniziato a chiedere a Google non solo dove fosse un determinato utente in un certo momento, ma anche chi si trovasse in una specifica area durante un certo lasso di tempo. Questo approccio ribalta il tradizionale metodo investigativo, consentendo di identificare potenziali sospetti sulla base della loro presenza in una determinata zona, anche se non si conosce la loro identità.

Google collabora fornendo un elenco di dispositivi che erano presenti in quell'area, senza rivelare immediatamente le identità degli utenti. Solo dopo un'analisi preliminare, le forze dell'ordine possono richiedere ulteriori dettagli per un numero ristretto di identificativi. Questo metodo di utilizzo massiccio dei dati solleva questioni sulla privacy e sui diritti personali. È un po' come avere un occhio onniveggente che monitora tutto, sollevando il dubbio se un database di tale portata possa rappresentare una minaccia per la libertà individuale.

Mi chiedo, e vi chiedo, se il solo fatto di possedere un dispositivo connesso possa compromettere la nostra libertà di movimento e di espressione. È un tema complesso, che mescola il lavoro di data scientist con quello di investigatore. Voi cosa ne pensate? Fatemi sapere la vostra opinione e non dimenticate di iscrivervi al podcast per continuare a esplorare insieme come la rete ci cambia. Grazie per avermi ascoltato e alla prossima puntata.