Nel corso di questa puntata, ho affrontato un tema cruciale riguardante la sicurezza dei dispositivi medici impiantabili. Un gruppo di ricercatori internazionali ha recentemente pubblicato un paper che analizza le vulnerabilità di dispositivi come i pacemaker, che sono programmabili da remoto tramite segnali radio. Questi dispositivi, essenziali per regolare il battito cardiaco e, in caso di necessità, fornire scosse elettriche per ristabilire il ritmo, possono essere riprogrammati senza la necessità di interventi chirurgici, grazie alla comunicazione con dispositivi esterni.
Lo studio dimostra come sia possibile emulare tali segnali radio fino a una distanza di 50 metri, consentendo a un hacker di sospendere la terapia o di scaricare una carica letale nel pacemaker. La gravità della situazione è accentuata dal fatto che la ricerca è stata condotta su dispositivi di ultima generazione, a differenza di studi precedenti che si concentravano su modelli più datati.
Questa vulnerabilità apre scenari inquietanti per la sicurezza, poiché dimostra come sia possibile compromettere la salute e la vita delle persone attraverso un semplice attacco informatico. Il progresso tecnologico, che ha visto l'evoluzione dall'hacking di siti web e furti di dati all'attacco di infrastrutture critiche e dispositivi IoT, ora coinvolge anche i dispositivi medici, sottolineando l'urgenza di adottare misure di sicurezza più rigorose per proteggere tali tecnologie vitali.
In questa Puntata
Un recente studio internazionale dimostra come i dispositivi medici impiantabili, come i pacemaker, siano vulnerabili ad attacchi hacker che possono emulare segnali radio per riprogrammare o disabilitare i dispositivi da remoto, fino a una distanza di 50 metri. Questa scoperta evidenzia rischi significativi per la sicurezza dei pazienti, poiché tali attacchi potrebbero risultare potenzialmente letali.