Come ti hackero il pacemaker

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 07.12.2016

Copertina del video: 59. Come ti hackero il pacemaker

I contenuti dell'Episodio #59

Ciao Internet! In questo episodio voglio esplorare un problema preoccupante e spesso sottovalutato: la vulnerabilità dei dispositivi medici impiantabili agli attacchi hacker. Attraverso un recente studio di ricercatori internazionali, scopriamo come questi strumenti, vitali per salvare vite umane, possano essere riprogrammati da remoto con conseguenze potenzialmente letali.
Ciao a tutti, sono Matteo Flora. Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che forse molti di voi sottovalutano: la sicurezza dei dispositivi medici impiantabili. Avete mai sentito dire "non è morto nessuno" quando si parla di hacking? Bene, non è esattamente così. Recentemente, un gruppo di ricercatori ha pubblicato un paper che getta luce su quanto siano vulnerabili questi dispositivi.

Pensate ai pacemaker, quei dispositivi che si impiantano nel corpo per regolare il battito cardiaco e che possono anche erogare scosse per rimettere in sesto il cuore se necessario. La loro programmabilità da remoto è una caratteristica fondamentale: non è necessario aprire il paziente per modificare la terapia, basta un dispositivo esterno che comunica tramite radiofrequenze. Tuttavia, lo studio ha dimostrato che queste radiofrequenze possono essere emulate da remoto, fino a 50 metri di distanza, permettendo a chiunque di riprogrammare il pacemaker.

E le conseguenze sono inquietanti: si può sospendere la terapia o addirittura scaricare una carica letale. Non stiamo parlando di dispositivi obsoleti, ma di quelli di ultima generazione, il che rende tutto ancora più preoccupante. Questo tipo di attacchi apre scenari terrificanti sulla sicurezza, impattando la nostra vita quotidiana in modi che non avremmo mai immaginato. Dall'hacking di semplici siti web, siamo passati a quello delle infrastrutture critiche, dell'Internet delle Cose, e ora dei dispositivi medici. Non dovrebbe quindi sorprenderci il fatto che, teoricamente, si possa uccidere qualcuno da remoto con un semplice hack.

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