Ciao internet, benvenuti a questo nuovo episodio del mio podcast. Oggi mi trovo in una configurazione piuttosto formale, con giacca e cravatta, appena rientrato da una cena di gala della Fondazione Mediolanum. Ma passiamo subito al tema caldo della serata: Facebook e la libertà di opinione, con un particolare focus sui politici.
Nelle scorse settimane, Facebook ha annunciato una policy che ha suscitato non poco scalpore. In sostanza, la piattaforma ha deciso che le dichiarazioni fatte dai politici non saranno soggette allo stesso controllo di veridicità applicato ad altri utenti. Questa decisione mi ha inizialmente lasciato perplesso perché, in teoria, i politici dovrebbero essere considerati alla pari degli altri utenti all'interno del vasto ecosistema del web. Tuttavia, riflettendo più a fondo, mi sono reso conto che la questione è molto più complessa.
Uno dei problemi principali è l'intervento di una società estera, in questo caso americana, nel controllo delle affermazioni dei politici di diverse nazioni, dall'Italia fino ad altre parti del mondo. Questo solleva interrogativi importanti su cosa sia reale o vero, specialmente quando queste affermazioni sono analizzate da entità che non ricadono sotto la giurisdizione dello Stato dei politici in questione.
Prendiamo ad esempio un politico in Nuova Zelanda: quanto è realistico aspettarsi che Facebook possa discernere con precisione la veridicità delle sue affermazioni? E, ancora più importante, è giusto che una società privata si erga a giudice delle dichiarazioni di un politico in uno Stato sovrano? Questo ci porta a riflettere su quanto influisca Facebook sulla sovranità degli stati e se sia necessario un ente superiore che valuti e decida quali opinioni politiche siano accettabili.
Non possiamo, e secondo me non dobbiamo, delegare la responsabilità di verificare la veridicità delle affermazioni politiche a una sola società privata. Questo non solo conferisce troppo potere a un'unica entità, ma pone anche una grande responsabilità nelle sue mani. È fondamentale determinare le modalità e le regole per lasciare, o meno, a una società come Facebook la facoltà di decidere cosa sia vero o no.
La verità è un concetto socialmente concordato, e lasciare che sia definita da una società privata potrebbe essere una delle decisioni peggiori che possiamo prendere. E voi? Cosa ne pensate? Vi invito a condividere le vostre opinioni con me, perché sono davvero interessato a sapere cosa ne pensate. Non è solo un espediente retorico, ma un invito genuino a un dialogo aperto.
Vi ricordo che sono Matteo Flora e vi accompagno dal lunedì al venerdì con una serie di contenuti pensati per esplorare come la rete ci cambia. Potete seguirmi tramite il podcast, il canale YouTube, la pagina Facebook, il mio sito matteoflora.com, il canale Telegram e la newsletter. Grazie mille per avermi ascoltato e, come dico da tanti anni, siate pronti, o meglio, "sto preparati".

I contenuti dell'Episodio #604
In questo episodio di "Ciao Internet", rifletto su un tema particolarmente spinoso: la decisione di Facebook di escludere i politici dal controllo sulla veridicità delle loro affermazioni sulla piattaforma. Partendo da un'iniziale perplessità, mi addentro in una discussione più ampia sul ruolo che una società privata, come Facebook, dovrebbe o non dovrebbe avere nel determinare cosa è vero e cosa non lo è, e le implicazioni che questo ha sulla sovranità degli stati.