Ciao internet, oggi ho un argomento davvero particolare da condividere con voi, qualcosa che mi ha lasciato perplesso e che penso possa offrire spunti di riflessione interessanti. Parliamo di Vanity Fair e della loro sorprendente decisione di pubblicare un post che chiedeva ai lettori di scegliere tra immagini di Natale e immagini forti di situazioni drammatiche come la fuga da Aleppo. Sì, avete capito bene, l'hanno fatto davvero.
Mi sono chiesto cosa potesse spingere una testata a proporre un accostamento così stridente e apparentemente insensato. E, come spesso accade, la risposta del direttore Luca Dini è arrivata puntuale. Ha ammesso che è stata una scelta infelice, definendola una vera e propria "imbecillità". Ma il tono di questa risposta, a mio avviso, è stato altrettanto problematico, perché lascia aperti due scenari: o ci considera tutti un branco di deficienti, oppure ci sta semplicemente prendendo in giro.
Da qui nascono le mie tre domande cruciali. La prima riguarda il valore della diversità nel contesto giusto: perché scegliere di essere diversi in modo ridicolo e fuori luogo? La seconda domanda mi porta a riflettere sul potere delle parole: davvero un semplice "non volevamo offendere" può giustificare qualsiasi cosa? Infine, mi chiedo quale fosse il vero obiettivo di questa scelta editoriale. Voleva forse Vanity Fair posizionarsi come la testata più audace e provocatoria? Se è così, perché non farlo in modo più etico, magari promuovendo una donazione ad associazioni umanitarie come regalo di Natale?
Alla fine della puntata, lascio spazio a voi ascoltatori per riflettere su queste domande e su cosa significhi veramente essere responsabili quando si gestisce una piattaforma con una grande visibilità. Vi ringrazio per avermi ascoltato e, come sempre, vi invito a tenere la guardia alta in questo mondo sempre più complesso e interconnesso. Ciao!

I contenuti dell'Episodio #69
In questa puntata di "Ciao Internet", vi parlo di un episodio che ha coinvolto Vanity Fair e una scelta editoriale discutibile. Partendo da una serie di immagini contrastanti proposte dalla testata, rifletto sulle implicazioni di queste scelte e su cosa significhi veramente fare contenuti in modo responsabile. Analizzo la risposta del direttore Luca Dini e pongo alcune domande provocatorie su ciò che si intende ottenere con tali provocazioni. Vi offro anche alcune lezioni da trarre da questa esperienza e suggerisco alternative più etiche e consapevoli.