69. VanityFair, i profughi di Aleppo e le scuse (ridicole) di Luca Dini e Andrea Annaratone

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 22.12.2016

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In questa Puntata

Vanity Fair pubblica un post controverso chiedendo ai lettori di scegliere tra immagini di Natale e foto di tragedie umanitarie, scatenando una reazione negativa. Il direttore Luca Dini risponde con un messaggio che solleva ulteriori critiche. La discussione si concentra sulla sensibilità e sull'opportunità di certe scelte editoriali, con suggerimenti per un approccio più etico e consapevole.
Durante le festività, Vanity Fair ha pubblicato un post sulla sua pagina Facebook chiedendo ai lettori di scegliere tra un'immagine natalizia e una foto della crisi umanitaria ad Aleppo. Questa scelta ha sollevato un'ondata di critiche e commenti negativi. Il direttore della rivista, Luca Dini, ha risposto ammettendo l'errore e definendo l'azione come un'imbecillità, pur sostenendo che non c'era intenzione di offendere.

Questa situazione mi ha portato a riflettere su tre domande cruciali. La prima riguarda il perché di una scelta così insensata, accostando immagini di tragedie a contenuti leggeri e commerciali. È importante capire quando la diversità editoriale diventa ridicola o inappropriata, come presentarsi con un abbigliamento formale a un evento informale.

La seconda domanda tocca il tema dell'intenzione. È davvero possibile giustificare qualsiasi scelta editoriale dicendo semplicemente che non si voleva offendere? Se fosse così, potremmo tutti utilizzare questo pretesto per dire o fare qualsiasi cosa senza conseguenze, il che sarebbe assurdo.

Infine, mi chiedo cosa Vanity Fair volesse ottenere con questo post. Se l'obiettivo era distinguersi tra le testate di consumismo, ci sono modi più etici per farlo. Ad esempio, proporre come regalo di Natale una donazione a organizzazioni umanitarie che operano ad Aleppo, posizionandosi come una rivista con coscienza civile e mantenendo comunque un'immagine di prestigio.

Queste riflessioni sono un invito a considerare l'impatto delle scelte editoriali e a cercare un equilibrio tra originalità e rispetto per la sensibilità del pubblico.