La proposta del senatore Pilon introduce un emendamento denominato "Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio", che prevede l'attivazione di filtri per bloccare contenuti inappropriati per i minori. Questi filtri, che dovrebbero essere gratuiti e disattivabili solo su richiesta, si basano su un approccio simile a quello tentato nel Regno Unito, dove però non ha avuto successo. L'idea è di applicare un filtro a livello DNS, che può funzionare solo in contesti limitati, come il blocco di interi domini.
La pornografia, però, presenta sfide uniche. I blocchi a livello di singolo contenuto richiedono tecniche avanzate come la Deep Packet Inspection, che sollevano seri problemi di privacy. L'uso di connessioni cifrate rende difficile per gli operatori identificare i contenuti da bloccare, e i filtri DNS non possono distinguere tra contenuti pornografici e non su piattaforme miste come Twitter.
Inoltre, l'implementazione di tali filtri potrebbe spingere gli utenti a cercare soluzioni alternative come le VPN, che permettono di aggirare i blocchi, complicando il lavoro delle forze dell'ordine. L'iniziativa di Pornhub di offrire una VPN gratuita ne è un esempio. Questo scenario potrebbe portare a un aumento dell'uso di strumenti di elusione, rendendo la normativa inefficace e controproducente.
Infine, la definizione di pornografia e le modalità di blocco sollevano questioni legali e pratiche. La possibilità di contestare la norma, ad esempio pubblicando contenuti legittimi su piattaforme pornografiche, evidenzia la difficoltà di applicare un divieto netto e chiaro. La proposta rischia di ottenere l'effetto opposto a quello desiderato, complicando ulteriormente la gestione della sicurezza e della privacy online.

In questa Puntata
La proposta normativa del senatore Pilon mira a introdurre filtri obbligatori contro la pornografia nei contratti di comunicazione elettronica in Italia. Tuttavia, l'implementazione tecnica di tali filtri è complessa e facilmente aggirabile, rischiando di incentivare l'uso di strumenti come le VPN per eludere i controlli. La misura potrebbe dunque risultare inefficace e controproducente, complicando ulteriormente la gestione della privacy e della sicurezza online.