L'Odiatore di Willy: come l'hanno preso?

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 23.09.2020

Copertina del video: 766. L'Odiatore di Willy: come l'hanno preso?

I contenuti dell'Episodio #766

In questo episodio di "Ciao Internet", esploro il concetto di anonimato online e come, nonostante l'uso di strumenti come le VPN, sia possibile risalire all'identità di chi compie azioni illecite sul web. Prendendo spunto dal caso recente di un odiatore online che è stato identificato nonostante le sue precauzioni, discuto le diverse tecniche che le forze dell'ordine possono utilizzare per scoprire l'identità di un utente anonimo.
Ciao Internet! In questa puntata voglio affrontare un tema molto interessante: l'illusione dell'anonimato online. Si è parlato molto in questi giorni di un caso che ha fatto scalpore: l'identificazione di un odiatore online che aveva insultato Willy Duarte Monteiro, chiamandolo "scimpanzé" dopo il suo tragico omicidio. Nonostante l'uso di una VPN, che molti pensano garantisca l'anonimato, le forze dell'ordine sono riuscite a rintracciarlo. Ma come è possibile?

Innanzitutto, bisogna chiarire che l'uso di una VPN non significa che i nostri dati siano completamente invisibili. Le VPN salvano comunque dei log delle connessioni, e in caso di reati gravi come l'odio razziale, le autorità possono ottenere questi dati, anche se il processo richiede tempo e spesso una rogatoria internazionale.

Un altro possibile errore che può tradire un utente è l'uso inconsistente di connessioni protette. Anche un solo accesso senza VPN può lasciare tracce nei log di servizi come Facebook, che memorizzano tutte le connessioni. Inoltre, se si utilizza la stessa email o numero di telefono per registrarsi su vari servizi, questi dati possono essere usati per risalire all'identità dell'utente.

Una tecnica più sofisticata è il device fingerprinting, che permette di identificare un dispositivo specifico anche quando cambia IP. Se un utente si connette con lo stesso dispositivo a diversi account, è possibile collegare questi account tra loro, rivelando l'identità dietro a un profilo anonimo.

Infine, c'è sempre il rischio del social engineering: un contatto civetta potrebbe inviare un'email con un link-trappola che, una volta aperto, rivela l'identità dell'utente.

Questo caso dimostra che mantenere un'identità anonima online è molto più complesso di quanto sembri. Richiede una precisione maniacale e la capacità di non commettere mai errori, cosa che poche persone riescono a fare. E voi, cosa ne pensate? Avreste idee migliori su come mantenere l'anonimato online? Fatemelo sapere nei commenti. Io sono Matteo Flora, vi aspetto nei prossimi episodi di "Ciao Internet".