In questa puntata di "Garantismi", insieme a Guido, affrontiamo un tema che mi ha particolarmente colpito: la vendita online di immagini autoptiche di Chiara Poggi. Non voglio fare nomi per evitare di dare ulteriore pubblicità a un comportamento che considero eticamente discutibile e legalmente scorretto. Il provvedimento del Garante è stato adottato con urgenza per bloccare questa attività, che non trova giustificazione nel diritto di cronaca o di informazione.
Il soggetto in questione ha creato una masterclass, nella quale include immagini autoptiche con dettagli crudi e linguaggio duro, trasformando il dolore in spettacolo. Questo non è necessario per raccontare i fatti o per un'analisi giuridica. La pubblicazione di tali immagini non è essenziale e non dovrebbe essere giustificata come informazione pubblica. Abbiamo già visto casi simili, come quello delle immagini di Lady Diana, dove il principio di continenza dell'informazione è stato violato.
La pornografia del dolore si nutre di una parte del sistema informativo e il nostro comportamento come pubblico alimenta questo fenomeno. È fondamentale che il processo mediatico non diventi una seconda violenza per chi è già stato colpito dalla tragedia. Personalmente, sono rimasto scioccato dal teaser della masterclass, che inizia con una domanda morbosa sulle condizioni del cranio di Chiara Poggi. Questo approccio è inaccettabile e dimostra una mancanza di rispetto per la memoria della vittima e per i suoi familiari.
Il provvedimento del Garante è un passo importante per fermare questa mercificazione del dolore, sperando che simili episodi non si ripetano in futuro. È essenziale che l'informazione rimanga nei limiti della necessità e del rispetto, senza trasformarsi in spettacolo o violazione della dignità umana.
🎙️ Ospite: Guido, esperto in diritto e regolamentazione.

In questa Puntata
L'episodio affronta il delicato tema dell'uso improprio di immagini autoptiche di Chiara Poggi vendute online. Si discute il provvedimento urgente del Garante per bloccare questa pratica, sottolineando i limiti tra informazione e sfruttamento morboso del dolore. Viene evidenziata l'importanza di un'informazione essenziale e rispettosa, che non trasformi il dolore in spettacolo.