Questa settimana abbiamo affrontato una serie di notizie e sviluppi che riguardano l'intelligenza artificiale e le sue applicazioni in vari campi. In primo luogo, abbiamo discusso del recente Online Safety Act varato dal governo inglese, che introduce misure per il riconoscimento dell'età online e il controllo dei contenuti, con sanzioni per piattaforme come 4chan che non si adeguano. Questo atto segna l'inizio di una battaglia tra il governo inglese e le piattaforme statunitensi, con implicazioni per il futuro delle regolamentazioni digitali tra Europa e Stati Uniti.
Abbiamo poi parlato di Sam Altman e delle sue dichiarazioni controverse riguardo ai lavori sostituiti dall'intelligenza artificiale. Altman ha suggerito che i lavori eliminati dall'AI potrebbero non essere stati veri lavori, suscitando un dibattito sulla necessità di strategie di reskilling per i lavoratori.
Un'altra notizia di rilievo riguarda il cambiamento nel Microsoft Store, dove i videogiochi sono ora classificati come licenze digitali piuttosto che beni acquistati. Questo solleva preoccupazioni sulla disponibilità futura dei giochi acquistati e sulla proprietà digitale.
In Italia, l'AI Act ha introdotto nuove regolamentazioni, tra cui il reato di deepfake, con aggravanti per l'uso di intelligenza artificiale in frodi e truffe. Questo è un passo importante verso una maggiore responsabilizzazione nell'uso di tecnologie avanzate.
Un altro tema centrale è stato l'uso dell'intelligenza artificiale nelle sentenze giudiziarie. Il Consiglio Superiore della Magistratura ha classificato l'uso dell'AI per scrivere sentenze come una pratica ad alto rischio e illegale, evidenziando il bisogno di garantire che le decisioni legali siano prese da esseri umani.
Abbiamo anche esplorato il fenomeno del chat phishing nel mondo del dating online, dove l'intelligenza artificiale viene utilizzata per simulare interazioni umane, sollevando questioni etiche su autenticità e consenso.
Infine, abbiamo discusso delle implicazioni della politica di Meta e Google di bloccare la pubblicità politica, una mossa che, sebbene mirata a ridurre la disinformazione, limita la capacità di piccole organizzazioni e attivisti di fare advocacy.
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