Permesso Negato è un'associazione nata alla fine del 2019 con l'obiettivo di combattere la proliferazione di contenuti di pornografia non consensuale, spesso erroneamente chiamata revenge porn. Questo fenomeno è solo una parte di un problema più ampio, noto come NCII (Non Consensual Intimate Image), che colpisce un numero crescente di persone. Forniamo supporto tecnologico e legale alle vittime e, a breve, anche supporto psicologico grazie a partnership con esperti del settore.
Dalla nostra fondazione, abbiamo gestito circa 3000 casi, con tempi medi di apertura di meno di 15 ore e risoluzione in 72 ore. Tuttavia, il 50% dei casi presenta recidive. Siamo partner di aziende come Meta e Google, ma oggi voglio presentarvi una ricerca che abbiamo condotto in anteprima, la più grande analisi campionaria mai realizzata in Europa sul fenomeno della pornografia non consensuale e sulla sua percezione in Italia.
Abbiamo intervistato un campione di 2000 persone, rappresentativo della popolazione italiana per sesso, età e regione, e abbiamo scoperto che circa 2.250.000 italiani, il 4% della popolazione, sono stati vittime di pornografia non consensuale. Inoltre, quasi il 9% degli italiani conosce personalmente una vittima. Sorprendentemente, 14 milioni di italiani hanno visualizzato o condiviso questi contenuti sapendo che erano non consensuali.
Contrariamente al luogo comune che vede le vittime come giovani minorenni, l'età media delle vittime si attesta sui 27 anni, con una rappresentanza del 70% di donne e del 30% di uomini nel campione statistico. Tuttavia, nella nostra esperienza, la distribuzione di genere è più equilibrata. Inoltre, il 13% delle vittime appartiene alla comunità LGBTQA+.
Nonostante il 75% delle persone intervistate abbia sentito parlare del fenomeno, solo il 42% ne conosce a sufficienza i dettagli. Una vittima su tre non sa che si tratta di un reato, e questo porta a una bassa percentuale di denunce, con solo il 15% delle vittime che decide di rivolgersi alle autorità. Le ragioni principali per la mancata denuncia includono la speranza di una risoluzione privata, l'imbarazzo e la sfiducia nelle autorità.
La ricerca mostra che il 17% degli intervistati non sa che la pornografia non consensuale costituisce un reato, e l'1% non lo considera nemmeno grave. Tuttavia, per le vittime, le conseguenze psicologiche sono devastanti, con il 51% che considera il suicidio come una possibile soluzione.
La produzione e condivisione di contenuti intimi è comune, con un italiano su sei che ha creato tali contenuti e la metà di questi che li ha condivisi. La ricondivisione non autorizzata spesso avviene dopo una condivisione iniziale con una persona di fiducia, portando a una sfiducia generalizzata nelle relazioni interpersonali.
La sfiducia nelle istituzioni è alta, con le vittime che spesso si sentono isolate e abbandonate, mentre le conseguenze sociali e psicologiche includono depressione, ansia e difficoltà relazionali. Le forze dell'ordine, nonostante il loro impegno, sono spesso viste come meno efficaci a causa di iter burocratici lunghi, mentre noi, come partner diretti delle piattaforme social, possiamo agire più rapidamente.
Un aspetto inquietante della nostra ricerca è che solo il 13% di chi ha condiviso pornografia non consensuale riconosce di aver sbagliato, e l'87% lo rifarebbe senza problemi. Questo riflette una problematica sociale profonda, dove la condivisione di immagini non consensuali è accettata e normalizzata in certi contesti sociali.
In conclusione, mentre il contrasto al fenomeno è tecnologico, il problema è principalmente sociale. È necessario un cambiamento culturale per affrontare e risolvere questa piaga.
🎙️ Ospite: Nicole, esperta di diritto e psicologia, collaboratrice dell'associazione Permesso Negato.

In questa Puntata
L'associazione Permesso Negato affronta il fenomeno della pornografia non consensuale, noto anche come revenge porn, attraverso un supporto tecnologico e legale alle vittime. Un'indagine rivela che il 4% della popolazione italiana è stata vittima di questo crimine, con una significativa percentuale di persone che conosce personalmente una vittima. La ricerca evidenzia una diffusa mancanza di consapevolezza riguardo alla gravità del reato e una sfiducia nelle autorità, che porta le vittime a non denunciare. La percezione sociale del fenomeno e la sua accettazione rappresentano le principali sfide da affrontare.