La recente partita arbitrata da Maria Sole Ferrieri Caputi ha suscitato un dibattito interessante, non tanto per la sua performance, che è stata rispettata e apprezzata, ma per come è stata rappresentata dai media. In particolare, un articolo di Maurizio Crosetti su Repubblica ha sollevato una polemica sull'uso di schwa e asterischi, termini utilizzati per una comunicazione più inclusiva. Tuttavia, l'articolo ha dimostrato una mancanza di comprensione delle reali esigenze linguistiche e delle preferenze personali di Ferrieri Caputi.
Maria Sole Ferrieri Caputi ha espressamente dichiarato la sua preferenza per il termine "arbitro" invece di "arbitra", spiegando che spesso l'uso del termine femminile viene sottolineato per evidenziare il suo genere, piuttosto che la sua professionalità. La sua posizione è che quando non ci sarà più bisogno di sottolineare il genere, si potrà parlare di vera parità. Nonostante ciò, l'articolo ha cercato di inserire una polemica sull'inclusività linguistica in un contesto che non lo richiedeva, dimostrando una certa superficialità.
Oltre a questo, il dibattito si è esteso a commenti paternalistici e stereotipi di genere, come l'invito a "darsi al pattinaggio", un commento che ignora la complessità e la fisicità di questo sport. Questi episodi evidenziano un problema più ampio nella stampa: la mancanza di una rappresentazione accurata e rispettosa che possa influenzare l'opinione pubblica in modo costruttivo.
In conclusione, la questione non riguarda solo l'uso di termini corretti, ma anche il rispetto delle preferenze individuali e la necessità di una stampa che possa essere un pilastro affidabile per la democrazia, capace di informare e non di confondere.
In questa Puntata
Maria Sole Ferrieri Caputi, primo arbitro donna in Serie A, viene discussa per il suo ruolo e la scelta di essere chiamata "arbitro" invece di "arbitra". La polemica si concentra sull'uso di termini inclusivi e sulla rappresentazione dei generi nei media, evidenziando come spesso le discussioni siano basate su pregiudizi e ignoranza delle preferenze personali.