ASL1 » Tragedia Privacy: giga di dati sanitari online, a rischio migliaia di pazienti #1145

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 16.05.2023

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In questa Puntata

Un attacco informatico ha colpito l'ASL1 di Avezzano, L'Aquila e Sulmona, esponendo online dati sensibili di migliaia di pazienti. Tra questi, referti medici e informazioni personali di detenuti e bambini. La situazione solleva gravi questioni di sicurezza e responsabilità, mentre si discute se pagare il riscatto richiesto sia eticamente giusto. La gestione delle informazioni trafugate e la mancata comunicazione con i pazienti coinvolti rappresentano un rischio significativo per la privacy e la sicurezza individuale.
Il 3 maggio, un attacco ransomware ha colpito l'ASL1 di Avezzano, L'Aquila e Sulmona, portando alla pubblicazione online di circa 520 gigabyte di dati estremamente sensibili. Questi dati includono referti medici, rapporti psichiatrici e psicologici, e dati personali di detenuti in regime di carcere duro, come Messina Denaro. La gravità della situazione è accentuata dalla pubblicazione di questi dati in chiaro su un sito accessibile pubblicamente, senza alcuna protezione.

Le dichiarazioni ufficiali, come quelle del presidente della regione Marco Marsilio, appaiono più orientate a minimizzare l'accaduto piuttosto che affrontare il problema alla radice. Marsilio ha sottolineato che scaricare tali dati costituisce un reato, ma non ha fornito soluzioni concrete per proteggere i pazienti coinvolti. Questo atteggiamento solleva dubbi sulla responsabilità istituzionale e sulla capacità delle autorità di gestire situazioni di crisi simili.

La questione del riscatto è complessa. Sebbene pagare non sia un reato, farlo potrebbe essere eticamente discutibile e logisticamente complicato per un ente pubblico come un'ASL. Tuttavia, la mancanza di un piano chiaro per proteggere i dati dei pazienti e per avvisarli del rischio di estorsione rappresenta un fallimento significativo nella gestione della sicurezza informatica.

I pazienti, molti dei quali potrebbero già essere oggetto di ricatti, rimangono senza supporto adeguato. Suggerisco che si organizzino in comitati per avviare indagini difensive e proteggere i propri diritti. È fondamentale che queste persone siano informate e supportate per evitare ulteriori danni.

La situazione richiede una riflessione profonda sulle politiche di sicurezza informatica e sulla responsabilità delle istituzioni nel proteggere i dati sensibili. Solo attraverso un approccio proattivo e trasparente si potranno evitare tragedie simili in futuro.