Nel recente episodio di Ciao Internet, ho affrontato il tema del purpose marketing e delle sue conseguenze quando si scontra con i valori del pubblico di riferimento. Il caso esemplare è quello di Bud Light, un marchio che ha scelto di collaborare con Dylan Mulvaney, un'influencer transgender con un seguito significativo. La campagna di influencer marketing, che includeva lattine personalizzate, ha provocato una reazione inaspettata: un boicottaggio su larga scala da parte dei clienti tradizionali, prevalentemente maschi eterosessuali americani. Questo ha portato a una perdita del 3% del valore azionario, pari a quasi venti miliardi di dollari, e a una diminuzione del 20% delle quote di mercato, a vantaggio dei concorrenti.
La lezione appresa è che, mentre alcune aziende come Nike hanno avuto successo nel purpose marketing senza alienare il loro pubblico, Bud Light ha pagato caro il prezzo di andare contro i valori dei suoi clienti iniziali. Questo evento segna un cambiamento nel marketing emozionale, dove le emozioni non sono più gratuite e possono avere un costo significativo.
Sono curioso di vedere quali aziende sceglieranno di perseguire fini nobili anche a scapito del business, quali inizieranno a condurre analisi psicografiche dettagliate dei loro utenti, e quali continueranno a fare la cosa giusta, nonostante le potenziali conseguenze negative. Per un approfondimento maggiore, ho scritto un articolo su Il Riformista, di cui lascio il link in descrizione. Inoltre, per chi fosse interessato, è disponibile una cogitata sul canale di Riccardo Del Ferro.

In questa Puntata
Il caso Bud Light negli Stati Uniti dimostra come il purpose marketing possa avere conseguenze finanziarie significative quando si scontra con i valori del pubblico tradizionale. La scelta di collaborare con un'influencer transgender ha portato a un boicottaggio di massa, con pesanti perdite economiche per l'azienda. Questo episodio esplora le implicazioni del marketing emozionale quando le emozioni non sono più gratuite.