La storia inizia il 9 giugno con un post su Facebook che riporta un'intervista condotta da Monica Rossi, alias di un noto personaggio editoriale, in cui Massimo Guastini menziona Pasquale Di Aferia e introduce l'esistenza di una chat, senza però fare il nome dell'agenzia We Are Social. Conosco personalmente Pasquale Di Aferia, avendo collaborato con lui anni fa, e questo mi rende particolarmente coinvolto nella questione.
L'intervista solleva un problema di molestie sessuali nel mondo della pubblicità, etichettato come il "Me Too italiano". Guastini nega che si tratti di un caso isolato e menziona una chat in cui uomini valutavano giovani stagiste. Un podcast del 2020 aveva già toccato l'argomento, ma senza fare nomi, e ora la situazione esplode sui media.
Il 13 giugno Guastini consiglia ai membri della chat di preparare una comunicazione congiunta per scusarsi e spiegare perché tali comportamenti non sono accettabili. Nel frattempo, accuse emergono su Instagram da un account che denuncia molestie subite in agenzia.
Il giorno successivo, Gabriele Cucinella, membro del "trio magico" di We Are Social, conferma pubblicamente il coinvolgimento dell'agenzia, dichiarando che la chat era nota dal 2018 e che il management aveva affrontato la questione. Tuttavia, i commenti di ex dipendenti rivelano un ambiente tossico e una gestione inadeguata delle denunce.
Il 19 giugno, un ex dipendente e membro della chat, Mario Leopoldo Scrima, viene intervistato. Nei commenti emergono nomi di altri coinvolti nella chat, mentre l'Art Director Club italiano convoca un consiglio straordinario. Zara Abdullahi, ex dipendente, critica pubblicamente la gestione delle molestie.
Alessandro Sciarpelletti, altro membro del management, invia un messaggio ambiguo a Guastini, ricordando l'arresto di Enzo Tortora, mentre le dichiarazioni ufficiali dell'agenzia sembrano inadeguate e incoerenti con le testimonianze. La situazione diventa sempre più caotica, con dimissioni spontanee di aziende come Netflix, Ita e Campari che sospendono le collaborazioni con We Are Social.
Nelle mie riflessioni, riconosco di essere stato parte del problema in passato e sottolineo l'importanza di un cambiamento culturale e di responsabilità. La comunicazione dell'agenzia è stata gestita male, con dichiarazioni poco professionali e incongruenze evidenti. È fondamentale che le aziende prendano posizioni forti e che ci siano conseguenze per i comportamenti inappropriati.
Chiudo l'episodio con un invito alla riflessione e all'azione, sottolineando che non è mai troppo tardi per cambiare e migliorare. Offro anche un safe space per chi ha subito molestie e vuole condividere la propria esperienza in un ambiente sicuro.

In questa Puntata
Un ex dipendente di un'importante agenzia internazionale rivela l'esistenza di comportamenti inappropriati e molestie sessuali sistemiche all'interno della sede italiana. Le testimonianze e le reazioni susseguenti sollevano un dibattito sulla cultura aziendale e sulla responsabilità dei brand, con conseguenze significative per le collaborazioni commerciali dell'agenzia. Le discussioni evidenziano la necessità di un cambiamento culturale e di una maggiore responsabilità da parte delle aziende e dei loro leader.