WeAreSocial e il #MeToo delle Agenzie: cosa dovete sapere spiegato bene

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 26.06.2023

Copertina del video: WeAreSocial e il #MeToo delle Agenzie: cosa dovete sapere spiegato bene #1156

I contenuti dell'Episodio #1156

In questo episodio di Ciao Internet, affrontiamo un argomento estremamente delicato e complesso: le dinamiche tossiche e le molestie sessuali all'interno delle agenzie pubblicitarie, concentrandoci sul caso di We Are Social. Esplorerò la cronologia degli eventi, le reazioni del settore e le riflessioni personali su come affrontare e risolvere problemi sistemici di questo tipo.
Ciao a tutti, sono Matteo Flora e oggi affrontiamo un tema che non è per i deboli di cuore: la cultura tossica e le molestie sessuali emerse all'interno di We Are Social, una delle agenzie di comunicazione più note a livello internazionale. La storia ha inizio con una denuncia pubblica su Facebook il 9 giugno di quest'anno, quando un'intervista condotta da Monica Rossi (pseudonimo di una nota figura editoriale) con Massimo Guastini ha rivelato l'esistenza di una chat sessista denominata "degli 80", in cui donne venivano oggettificate e derise.

Conosco personalmente alcune delle figure coinvolte, avendo lavorato nel settore per molti anni. Questo mi ha portato a riflettere profondamente sulla mia esperienza e sul mio ruolo in un ambiente che ho contribuito a costruire e, sperabilmente, a cambiare. La chat non è un caso isolato ma rappresenta un problema sistemico diffuso in molte agenzie italiane, come indicato da diversi ex dipendenti. L'intervista ha scoperchiato il vaso di Pandora, portando alla luce un MeToo italiano che scuote le fondamenta di un settore che fingeva di non avere problemi.

Il 13 giugno, ulteriori accuse sono emerse tramite un account Instagram, alimentando la discussione pubblica. La reazione di We Are Social è stata sfuggente e poco trasparente, con dichiarazioni che negavano la conoscenza della chat fino al 2018 e che minimizzavano l'impatto della cultura tossica emersa. Tuttavia, ex dipendenti come Linda Codognesi e altri hanno espresso pubblicamente il loro dissenso, accusando l'agenzia di non aver preso misure adeguate.

Mentre la situazione degenerava, il 19 giugno un altro ex dipendente, Mario Leopoldo Scrima, ha confermato la partecipazione alla chat, scatenando una serie di reazioni da parte delle associazioni di settore e dei media. L'onda d'urto ha raggiunto il suo apice con la sospensione di collaborazioni da parte di clienti importanti come Netflix e Ita, dimostrando che la responsabilità economica è spesso l'unica leva efficace per innescare cambiamenti reali.

Ho riflettuto molto sul mio passato, riconoscendo di essere stato parte di un sistema che per troppo tempo ha tollerato comportamenti inappropriati. È facile dire che erano "tempi diversi", ma la verità è che il cambiamento richiede un impegno continuo e consapevole. Non basta dire "non tutti gli uomini" o "era la normalità". Dobbiamo fare di più per creare un ambiente sicuro e inclusivo, dove le voci delle vittime siano ascoltate e rispettate.

La comunicazione di We Are Social è stata gestita in modo disastroso, con dichiarazioni incoerenti e scuse che mancavano di autenticità e responsabilità. È essenziale che le organizzazioni dimostrino un impegno reale nel risolvere questi problemi, non solo attraverso parole ma attraverso azioni concrete e misurabili.

In conclusione, spero che questo episodio abbia offerto una visione chiara e critica di quanto accaduto e dell'importanza di affrontare queste tematiche con la serietà che meritano. Invito tutti voi a condividere le vostre riflessioni e a unirvi a me nel promuovere un cambiamento positivo e duraturo nel nostro settore e nella società.