I Social diventano a Pagamento ed è giusto così. Scopri perché... #1178

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 20.09.2023

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In questa Puntata

I principali social media come Meta e Twitter stanno valutando l'introduzione di un modello a pagamento per gli utenti, spinti dalla difficoltà di erogare pubblicità personalizzata a causa di restrizioni normative. Mentre Twitter cerca di ridurre i bot e migliorare la monetizzazione, Meta affronta sfide legate alla privacy e alla personalizzazione dei dati. Inoltre, l'Autorità per la concorrenza del Regno Unito ha delineato principi per regolamentare l'intelligenza artificiale, sollevando discussioni sulla responsabilità e la privacy.
Negli ultimi tempi, abbiamo osservato una tendenza emergente nei social media, in particolare nel mondo di Meta e Twitter, che stanno valutando l'idea di trasformare l'accesso gratuito ai loro servizi in uno a pagamento. Questa mossa è guidata da una base comune: l'ARPU (Average Revenue Per User), ma le motivazioni dietro questa scelta variano significativamente tra le due piattaforme.

Per entrambe le aziende, la difficoltà principale risiede nella personalizzazione della pubblicità. Con le recenti restrizioni imposte da Apple, la gestione dei cookie e il GDPR in Europa, la capacità di offrire pubblicità iper-personalizzata è stata significativamente ridotta. Questo ha un impatto diretto sulla redditività, poiché i social media devono mantenere un equilibrio tra il costo per utente e il ricavo generato.

Twitter, sotto la guida di Elon Musk, ha proposto di far pagare un piccolo importo agli utenti per ridurre il numero di bot e migliorare la monetizzazione. Tuttavia, l'efficacia di questa strategia è discutibile, poiché molti account spam sono già verificati. La piattaforma è cruciale per l'opinione pubblica, essendo utilizzata da media, governi e attivisti, ma la sfida rimane nel bilanciare il numero di utenti con la redditività.

Meta, d'altra parte, affronta un problema diverso. Storicamente gratuito, ora deve confrontarsi con normative che limitano la personalizzazione dei dati, riducendo il valore della pubblicità. La soluzione proposta è un modello simile a quello dei giornali online: offrire un servizio a pagamento per chi desidera evitare la pubblicità. Questo approccio potrebbe non essere accettato da tutti, ma rappresenta un tentativo di adattamento alle nuove normative.

In parallelo, l'Autorità per la concorrenza e i mercati del Regno Unito ha sviluppato sette principi per regolamentare l'intelligenza artificiale, concentrandosi sulla responsabilizzazione degli sviluppatori, l'accesso ai dati e l'inclusività. Tuttavia, questo approccio solleva dubbi sulla mancanza di coordinamento globale e sulla responsabilità degli output generati dall'AI.

Inoltre, si è discusso di un recente data breach di Microsoft, che ha accidentalmente divulgato terabyte di dati sensibili. Questo evento sottolinea l'importanza di una gestione attenta dei dati, evidenziando che anche le grandi aziende possono commettere errori significativi.

Infine, si è parlato dell'uso controverso dell'intelligenza artificiale nelle scuole statunitensi per censurare libri considerati inappropriati. Questo solleva interrogativi sull'affidabilità delle decisioni algoritmiche e sulla necessità di un intervento umano per evitare errori potenzialmente dannosi.

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