Siamo tutte PROFESSIONISTE: il Regolamento Universitario dell'Università di Trento

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 10.04.2024

Copertina del video: Siamo tutte PROFESSIONISTE: il Regolamento Universitario dell'Università di Trento #1237

I contenuti dell'Episodio #1237

In questa puntata di Ciao Internet, esploro un'interessante provocazione messa in atto dall'Università di Trento: un nuovo regolamento scritto interamente al femminile. Discutiamo le implicazioni di questa scelta, il suo impatto sulla percezione dell'inclusività e come ha scatenato reazioni polarizzate online. Analizziamo se davvero questo gesto possa cambiare le regole del linguaggio o se rimane solo una provocazione utile a farci riflettere.
Ciao Internet, sono Matteo Flora e oggi parliamo di un argomento che ha creato un bel po' di discussione: il nuovo regolamento universitario dell'Università di Trento, scritto tutto al femminile. L'idea alla base di questa scelta è chiara: una provocazione che vuole smuovere le acque e scatenare reazioni. La provocazione, quando ben orchestrata, deve far riflettere e, in questo caso, ha suscitato una polarizzazione perfetta.

L'Università di Trento si è trovata a dover redigere un nuovo regolamento e nel farlo ha deciso di non utilizzare il maschile sovraesteso, una convenzione grammaticale che è senz'altro corretta ma che può risultare problematica dal punto di vista dell'inclusività. Invece di optare per soluzioni come l'utilizzo della schwa, ha scelto di scrivere tutto al femminile. Per evitare fraintendimenti, il documento chiarisce sin dall'inizio che ogni riferimento al femminile include entrambi i generi, analogamente a come si fa solitamente con il maschile sovraesteso.

La reazione online è stata significativa. Da un lato, ci sono stati commenti di chi ha visto questa scelta come una minaccia al linguaggio e alla tradizione, temendo che ora tutti debbano essere chiamati al femminile. Dall'altro, ci sono coloro che, leggendo il regolamento, hanno sperimentato cosa significhi sentirsi esclusi, comprendendo meglio il problema dell'inclusività linguistica.

Non è la prima volta che un'istituzione tenta qualcosa di simile, l'Ipsia l'aveva già fatto prima di Trento. Tuttavia, l'importanza sta nei risultati ottenuti: ha acceso un dibattito sul linguaggio e sull'inclusività, portando molte persone a riflettere su come le parole possano creare barriere.

Questo cambiamento rivoluziona la lingua italiana? No, è una provocazione mirata, un evento isolato che non altera la vita quotidiana. Ma serve a stimolare la riflessione, a farci pensare a come affrontiamo il tema dell'inclusività nelle nostre comunicazioni. Resta il fatto che ogni nuova soluzione proposta innesca forti polarizzazioni: c'è chi acclama l'idea come geniale e chi la vede come una catastrofe. Probabilmente, la verità sta nel mezzo, ma è importante continuare a discutere e riflettere su queste tematiche.

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