GENITORI A PROCESSO per colpa dei Figli su Internet? Sì, e cambia tutto...

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora

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In questa Puntata

A Solmona, un padre rischia un processo penale per non aver controllato adeguatamente l'uso dello smartphone da parte del figlio, che ha commesso atti inappropriati online. Questo caso solleva una questione cruciale sulla responsabilità genitoriale nel contesto digitale, evidenziando come la legge stia iniziando a considerare la supervisione tecnologica come un dovere legale dei genitori, con implicazioni significative per le piattaforme tecnologiche e la società.
In questo episodio, affrontiamo un caso che potrebbe segnare un cambiamento epocale nel rapporto tra genitori, figli e tecnologia. A Solmona, un padre è indagato per corruzione di minori perché non ha vigilato sull'uso dello smartphone del figlio tredicenne, che ha mostrato i genitali a una coetanea durante una videochiamata. La responsabilità penale, secondo l'accusa, ricade sul padre per omesso controllo, un principio giuridico noto come culpa in vigilando, ora applicato al mondo digitale.

Questa situazione non è isolata: già nel 2025, il tribunale di Milano si è espresso sul dovere di protezione dei genitori in un caso simile. La legge sta iniziando a trattare la fornitura di uno smartphone senza supervisione come l'equivalente di lasciare le chiavi di un'auto a un minore senza patente. Questo riflette un cambiamento nel modo in cui la società e la giurisprudenza vedono la responsabilità genitoriale nel contesto tecnologico.

Il fenomeno del babysitting 2.0, in cui lo smartphone viene usato come pacificatore sociale, crea un vuoto di responsabilità che la legge cerca di colmare. La difesa che i figli siano nativi digitali si sgretola di fronte alla realtà giuridica che richiama i genitori ai loro doveri fondamentali. La giustizia sta applicando principi secolari a un contesto nuovo, ricordando che la responsabilità genitoriale non si ferma davanti a uno schermo.

Parallelamente, le piattaforme tecnologiche trattano i minori come clienti autonomi, bypassando i genitori per massimizzare la raccolta di dati e l'engagement. La politica propone soluzioni tecnologiche come l'age verification, ma queste sono solo cerotti su una ferita sociale ed educativa. La verità è che non servono nuove leggi, ma un'applicazione rigorosa delle esistenti.

La responsabilizzazione dei genitori è vista come un attacco al modello di business delle big tech, che si basa sull'acquisizione di utenti giovanissimi. Aspettiamoci un'intensa attività di lobbying per spostare la responsabilità dalle piattaforme ai genitori. Tuttavia, la rivoluzione giudiziaria sta forzando un ritorno al primato del legame familiare e della responsabilità educativa sull'intrattenimento algoritmico.

La genitorialità, anche nel digitale, non è un'opzione. Essere genitori oggi include il dovere legale di educare e vigilare sull'uso di strumenti potenti come gli smartphone e i social network. La legge ci sta spingendo a essere padroni della tecnologia, non servi. La domanda è: abbiamo fornito ai minori gli strumenti e le istruzioni necessarie per usare la tecnologia responsabilmente? Forse è il momento di assumersi la responsabilità delle nostre azioni.