Dopo la mancata approvazione della legge sullo ius soli, l'UNICEF ha espresso il proprio disappunto, scagliandosi contro la politica italiana per non aver fatto abbastanza in merito alla cittadinanza per i nati sul territorio italiano. Questa presa di posizione ha prevedibilmente attirato critiche e insulti, soprattutto da parte di frange populiste. In risposta, l'UNICEF ha adottato un atteggiamento di mirroring, rispondendo agli insulti con altrettanti insulti e bloccando gli utenti offensivi.
Ho riflettuto su questo comportamento, che molti associano alla mia stessa strategia di risposta ai violenti verbali. In passato, ho sostenuto che rispondere con lo stesso tono può essere efficace a livello personale, poiché si tratta di un'espressione diretta e personale. Tuttavia, quando un'istituzione come l'UNICEF adotta una simile strategia, la prospettiva cambia. Le istituzioni, a differenza dei singoli individui, sono chiamate a mantenere un livello di risposta più elevato e sofisticato. Mi aspetto che un'organizzazione umanitaria come l'UNICEF risponda con una visione più ampia e completa, anziché abbassarsi al livello degli insulti.
L'uso di un linguaggio offensivo da parte di un'istituzione può portare a un danno reputazionale a lungo termine, nonostante possa ricevere applausi immediati da chi condivide posizioni simili. Credo che l'UNICEF avrebbe potuto gestire la situazione diversamente, magari permettendo a singoli rappresentanti di esprimere opinioni personali, senza coinvolgere l'intera organizzazione. Le istituzioni devono poter contare su una pluralità di voci e prospettive per fornire risposte più articolate e ponderate.
Sono curioso di sapere cosa ne pensate voi: è stata una mossa vincente o un errore? Scrivetemelo nei commenti.

In questa Puntata
La reazione dell'UNICEF alla mancata approvazione dello ius soli in Italia ha scatenato una serie di insulti online, ai quali l'organizzazione ha risposto in modo diretto e offensivo. Questo comportamento ha sollevato dubbi sulla reputazione a lungo termine dell'UNICEF, evidenziando la differenza tra le reazioni personali e quelle istituzionali.