Ciao Internet! Oggi voglio condividere con voi alcune riflessioni su un fenomeno che mi lascia sempre un po' perplesso: il salire sul carro degli aggressori. Fino a ieri, i miei feed erano pieni di persone che sembravano vivere in un mondo perfetto, dove i social network erano una meraviglia e tutto andava a gonfie vele. Quando si trattava di discutere i pericoli di certi comportamenti online, come iscriversi a piattaforme dubbie che recuperano dati, venivo spesso ridicolizzato. Eppure, improvvisamente, ecco che tutti puntano il dito contro Facebook, dipingendolo come il male assoluto a causa dello scandalo Cambridge Analytica.
Per chi non fosse al corrente, Cambridge Analytica è un'importante realtà che si occupa di psicometria, ovvero l'applicazione di tecniche psicometriche ai dati per individuare i comportamenti umani. Negli anni ha raccolto dati da Facebook, utilizzandoli al di fuori dei termini di servizio per assistere vari partiti politici nelle loro campagne di marketing. Nei miei precedenti episodi, ho esplorato come questa situazione sia in parte responsabilità di Facebook, che ora si trova sotto pressione da parte di numerosi governi.
Facebook ha risposto con una serie di interviste e conferenze stampa, ma quello che mi interessa davvero sono le risposte tecniche che hanno prospettato per contrastare e prevenire il ripetersi di questi fenomeni. Hanno articolato un piano in sei punti che voglio esplorare con voi.
Il primo punto riguarda una revisione completa della piattaforma. Zuckerberg ha ammesso che Cambridge Analytica non è l'unica entità ad aver approfittato dei dati degli utenti in passato. Prima del 2014-2015, era possibile raccogliere in modo virale i dati di milioni di utenti attraverso test somministrati a pochi partecipanti. Facebook dovrà ora controllare fisicamente che le aziende partner abbiano eliminato i dati, un'operazione complessa e delicata.
Il secondo punto è un passo verso una maggiore trasparenza: informare gli utenti sull'uso illecito dei loro dati. Gli utenti verranno notificati se i loro dati sono stati utilizzati in modo fraudolento, sia per quanto riguarda Cambridge Analytica che eventuali future violazioni.
Il terzo punto prevede la disattivazione delle applicazioni non utilizzate. Attualmente, le applicazioni hanno accesso perpetuo ai dati una volta ottenuto il consenso. Questo cambierà: le applicazioni che non vengono utilizzate per più di tre mesi perderanno il loro accesso.
Il quarto punto riguarda il Facebook Login. Le informazioni che le applicazioni possono ottenere tramite questo strumento saranno limitate a nome, cognome ed email. Per accedere ad altri dati, sarà necessaria un'esplicita autorizzazione da parte di Facebook.
Il quinto punto incoraggia una migliore gestione delle applicazioni da parte degli utenti, con notifiche regolari che li invitano a controllare le applicazioni attive e a gestire i permessi.
Infine, il sesto punto prevede l'implementazione di un servizio che premi chi segnala vulnerabilità o abusi nell'uso dei dati da parte di applicazioni terze, abilitando nuovi whistleblower.
Queste misure cambieranno radicalmente le modalità operative di molte aziende e centri media. Tuttavia, la vera efficacia di queste regole dipenderà da quanto verranno fatte rispettare. Personalmente, credo sia un buon inizio. E voi, cosa ne pensate? Lasciate un commento qui sotto, sono curioso di sapere la vostra opinione. Grazie per avermi ascoltato, e come sempre, state parati!

I contenuti dell'Episodio #356
Ciao Internet! In questo episodio voglio affrontare il fenomeno del "salire sul carro degli aggressori" che si è verificato in seguito allo scandalo Cambridge Analytica. Fino a poco tempo fa, molti utenti dei social network lodavano queste piattaforme, ma ora sembrano essere diventate il male assoluto. Analizzo come Cambridge Analytica ha utilizzato i dati di Facebook in modo illecito e discuto le risposte tecniche di Facebook per affrontare e prevenire questi comportamenti in futuro, esplorando i sei punti chiave del loro piano d'azione.