Essere attivisti e farsi del male (da soli)...

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 17.12.2018

Copertina del video: 474. Essere attivisti e farsi del male (da soli)...

I contenuti dell'Episodio #474

Ciao Internet! Oggi vi racconto una mia riflessione sulla comunicazione delle campagne vegane, in particolare quella recente del PETA sui modi di dire che coinvolgono animali. Da vegano convinto, mi interrogo sull'efficacia di certe strategie di comunicazione e su come, a volte, possano risultare controproducenti. Vi invito a riflettere insieme a me sull'importanza di una comunicazione più inclusiva e strategica.
Ciao Internet! Come forse sapete, sono vegano. Essere vegano per me è una scelta convinta, etica, che riguarda il trattamento degli animali. Tuttavia, non posso fare a meno di notare come alcune campagne di propaganda vegana, seppur ben intenzionate, possano risultare controproducenti. È il caso della recente campagna del PETA, l'organizzazione antispecista più grande al mondo, che ha deciso di concentrarsi sui modi di dire che coinvolgono animali.

La campagna, in un momento storico complesso, mira a farci modificare il nostro linguaggio per evitare espressioni che trasmettono violenza sugli animali. Per esempio, suggeriscono di sostituire "bringing home the bacon" con espressioni meno aggressive. Anche in italiano troviamo esempi come "prendere due piccioni con una fava", che secondo loro potrebbe diventare "sfamare due piccioni con una fava". Sebbene l'intento sia meritorio, mi chiedo se sia davvero la priorità su cui concentrarsi. Cambiare il linguaggio è importante, lo sappiamo: le parole influenzano il nostro subconscio e il nostro modo di pensare. Tuttavia, quando ci sono tante altre campagne più urgenti, come mostrare le realtà degli allevamenti intensivi, mi sembra che ci si stia focalizzando sul dettaglio piuttosto che sull'insieme.

Questo tipo di campagne rischia di alienare potenziali alleati e di innescare il cosiddetto "backfire effect". In un mondo caratterizzato da polarizzazioni, affrontare direttamente certe credenze non fa che rafforzarle. Invece di smuovere le convinzioni, si rischia di essere percepiti come estremisti, lontani dalla sensibilità comune. Questo vale non solo per il movimento vegano, ma anche per altre cause sociali come il femminismo o l'integrazione razziale.

Mi viene da pensare che sarebbe utile un manuale di propaganda per le associazioni del terzo settore. Un modo per distinguere tra l'essere scioccante e l'essere un attivista convincente che mostra come un mondo diverso sia possibile. L'importante è comunicare con empatia e strategia, senza sembrare elitisti. Questa è la mia opinione, ma sono curioso di sapere cosa ne pensate voi. Raccontatemelo nei commenti.