Ultimamente, durante la spesa, mi imbatto sempre più spesso in confezioni alimentari che sfoggiano con orgoglio la dicitura "senza qualcosa" sulla loro etichetta. Mentre riconosco che "senza glutine" risponde a una reale necessità medica, altre etichette come "senza olio di palma" mi lasciano perplesso. Non perché io sia particolarmente a favore dell'olio di palma, ma perché mi sembra un espediente di marketing che svilisce il marchio stesso.
Il problema non è tanto l'assenza di olio di palma, quanto il fatto che non sappiamo con cosa sia stato sostituito. Potrebbe essere qualcosa di peggiore. Inoltre, il bisogno di sottolineare ciò che manca piuttosto che ciò che un prodotto offre mi fa sentire preso in giro. Vorrei scegliere un brand per i suoi valori e per la qualità intrinseca del prodotto, non per una moda passeggera.
Le aziende alimentari seguono le mode del momento: prima era "senza grassi", poi "light", ora "senza olio di palma". Ma un brand dovrebbe distinguersi per ciò che offre, non per ciò che esclude. Quando un prodotto si vanta di essere "senza", significa che il brand ha ceduto a una pressione popolare, piuttosto che preoccuparsi della qualità o della salute dei consumatori.
Questo non vuol dire che io sia l'utente medio. Forse questa strategia funziona per chi si basa su ricerche superficiali e sull'immagine. Eppure, credo che alla lunga, un approccio basato sulla fiducia e sui valori del brand premierà di più. Sono curioso di sapere cosa ne pensate: comprate prodotti con etichette "senza"? Fatemelo sapere.
In questa Puntata
La tendenza di etichettare i prodotti alimentari come "senza olio di palma" riflette una strategia di marketing che privilegia l'immagine rispetto alla sostanza. Questo approccio, che cavalca mode temporanee, rischia di sminuire il valore reale dei prodotti, concentrandosi su ciò che manca piuttosto che su ciò che offre. Il futuro del branding si orienta verso una scelta basata sulla fiducia e sui valori intrinseci del marchio, piuttosto che su slogan di esclusione.