Ho discusso con Guido Scorza, avvocato e membro del collegio del garante della privacy, riguardo alla nuova politica di Twitch che intende monitorare e giudicare il comportamento degli utenti anche al di fuori della piattaforma. Questa politica prevede che Twitch possa sospendere o bannare utenti sulla base di comportamenti ritenuti inappropriati o pericolosi anche se commessi al di fuori del contesto di Twitch. La questione solleva importanti interrogativi sulla privacy e sui diritti degli utenti, in quanto un soggetto privato si arroga il diritto di giudicare e classificare le persone come "buone" o "cattive".
Guido ha espresso preoccupazioni riguardo al fatto che Twitch, e altre piattaforme simili, stiano di fatto diventando dei governi privati che decidono le regole di comportamento accettabile, senza alcuna base legale o giuridica. Questo porta a una sorta di dittatura delle policy, dove le piattaforme, nate come spazi privati, sono diventate piazze pubbliche o addirittura autostrade della comunicazione globale, eppure continuano a essere gestite come giardini privati con regole arbitrarie.
Abbiamo anche esplorato il contesto più ampio di come le piattaforme rispondano alle pressioni economiche e politiche, spesso dettate dagli investitori pubblicitari, che spingono verso un ambiente "politically correct". Questo scenario ricorda il social scoring cinese, dove le persone vengono giudicate e limitate in base alle loro azioni, ma qui è imposto da entità private senza alcun controllo democratico.
Nel corso della discussione, abbiamo riflettuto su come le grandi piattaforme siano diventate infrastrutture essenziali della comunicazione globale, e su come sia necessario che i governi riprendano il controllo su queste dinamiche per garantire una vera libertà di espressione e una convivenza civile regolata da norme pubbliche, e non da interessi privati.
🎙️ Ospite: Guido Scorza, avvocato, membro del collegio del garante della privacy.
In questa Puntata
Twitch annuncia una nuova politica che permette di giudicare e sanzionare gli utenti non solo per il comportamento sulla piattaforma, ma anche per le loro azioni al di fuori di essa. Questo solleva preoccupazioni sulla privacy e sui diritti degli utenti, mentre si discute se le piattaforme private possano ergersi a giudici del comportamento globale. La questione si intreccia con il potere delle grandi aziende tecnologiche e il loro impatto sulla libertà di espressione.