#Report e "le fonti": cosa è successo davvero e perché non è un attacco alla democrazia

Ciao Internet su Ciao Internet con Matteo Flora del 20.06.2021

Copertina del video: 866. #Report e

I contenuti dell'Episodio #866

In questo episodio di "Ciao Internet", mi addentro nella complessità della manipolazione linguistica e del suo impatto sulla percezione della realtà, prendendo spunto da un caso recente che ha coinvolto la trasmissione Report. Analizzo come le parole possano essere utilizzate per costruire narrazioni distorte e discutere delle implicazioni di una sentenza del TAR del Lazio, che ha generato controversie mediatiche sulla libertà di stampa e la protezione delle fonti giornalistiche.
Ciao Internet. Chi fa il mio lavoro sa bene quanto le parole siano importanti. Esse non solo definiscono un perimetro entro cui le persone modellano la loro realtà, ma possono anche essere usate per creare narrazioni particolari, spesso fuorvianti. Un esempio emblematico è il fenomeno del trampismo, dove si è assistito alla costruzione di realtà alternative, non basate su fatti, ma su una propaganda ben orchestrata. Questo stesso meccanismo si ripresenta oggi con il caso Report e l'attacco percepito alla libertà di scelta, un tema caldo che ha visto la trasmissione di giornalismo investigativo sotto i riflettori.

Il TAR del Lazio ha recentemente ordinato a Report di concedere l'accesso ad alcune fonti utilizzate in un'inchiesta del 2020 sui pubblici appalti in Lombardia. Questo ha sollevato un polverone mediatico, con molti che hanno interpretato la sentenza come un attacco alla libertà di stampa. Tuttavia, è fondamentale chiarire che non si tratta di un obbligo di rivelare gli informatori, ma piuttosto di rendere accessibili documenti di natura pubblica. La confusione nasce spesso da un'interpretazione ambigua del termine "fonti", che può riferirsi tanto a documenti quanto a persone.

Per una disamina più tecnica della sentenza, ho chiesto aiuto al mio socio Marco Tullio Giordano. La sentenza, secondo lui, è ben argomentata e si allinea con la giurisprudenza esistente, garantendo il diritto di accesso a documenti necessari per la difesa di Mascetti, senza violare il diritto di cronaca e la protezione delle fonti. Il TAR, infatti, non obbliga Report a rivelare informatori, ma richiede l'accesso a documenti pubblici, evidenziando che non si tratta di una violazione dei principi costituzionali. È chiaro che la sentenza si muove nel rispetto delle leggi, senza travalicare il diritto alla riservatezza delle fonti giornalistiche.

Questa vicenda dimostra come le parole e il modo in cui sono usate possano influenzare la percezione pubblica. È una lezione su come la manipolazione del linguaggio possa far apparire un'informazione come una minaccia alla libertà, quando, in realtà, si tratta di una questione di trasparenza documentale. Raccontare storie che persuadono è il cuore del mio lavoro, ma è essenziale che queste storie siano fondate su verità sostanziali, non su costruzioni ingannevoli.

Vi invito a riflettere su come le parole possono plasmare la nostra comprensione del mondo e a condividere le vostre opinioni nei commenti. Se trovate valore in questi approfondimenti, vi invito a seguirmi su matteoflora.com per ulteriori discussioni su tecnologia, reputazione e narrazioni digitali. Io sono Matteo Flora, e come sempre, grazie per il vostro ascolto. Restate informati e a presto.