Ho osservato con un certo stupore il profilo social del Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, che promuove il suo libro autobiografico, "Un amore chiamato politica", con tanto di link per il pre-ordine su Amazon. Questo mi ha fatto riflettere sull'uso dei canali istituzionali per fini personali. Il profilo, che dovrebbe rappresentare la voce ufficiale del ministero, è utilizzato per pubblicizzare un prodotto personale, e questo mi sembra inappropriato.
In un periodo in cui si discute di sovranità territoriale e dell'opportunità di tassare le grandi multinazionali, vedere un ministro promuovere il proprio libro su una piattaforma come Amazon solleva interrogativi. I latini dicevano "pecunia non olet", i soldi non puzzano, ma mi chiedo se non ci sia un limite alla promozione personale quando si ricoprono cariche pubbliche.
La situazione mi appare simile a quella in cui un leader politico si mettesse a vendere auto usate, come se Draghi pubblicizzasse una Fiat Panda con un annuncio sui social. Rifletto su come il mio senso dello Stato mi faccia percepire questa azione come non solo trash, ma anche sbagliata. Forse sono io a essere troppo rigido, ma mi sembra che ci sia un problema di continenza e di rispetto per il ruolo istituzionale.

In questa Puntata
Il profilo social del Ministro degli Affari Esteri italiano promuove la sua autobiografia con un pre-ordine su Amazon, suscitando dubbi sull'appropriatezza di tale azione. In un contesto di discussioni sulla sovranità territoriale e la tassazione delle multinazionali, si riflette sulla linea sottile tra l'uso personale e istituzionale delle piattaforme social da parte dei funzionari pubblici.