Quando a violare il GDPR è la Commissione Europea: il caso del targeting politico

Garantismi su Ciao Internet con Matteo Flora del 18.12.2024

Copertina del video: Quando a violare il GDPR è la Commissione Europea: il caso del targeting politico #120

I contenuti dell'Episodio #GA-120

In questo episodio di "Ciao Internet" affronto un tema che mi ha particolarmente colpito: la Commissione Europea è stata accusata di violare il GDPR in una campagna di comunicazione sui social media. Insieme a Guido, esaminiamo come la Commissione, che dovrebbe essere paladina della privacy e delle regole digitali, sia finita sotto accusa per l'uso improprio dei dati personali nel tentativo di promuovere una proposta di regolamento contro la pedopornografia online. È un episodio che solleva molte domande sulla trasparenza e l'etica nell'uso dei dati personali.
L'episodio di oggi si concentra su un argomento che mi ha fatto arrabbiare parecchio: la Commissione Europea è stata accusata di violare il GDPR, una legge che essa stessa ha contribuito a creare e promuovere. Insieme a Guido, esploriamo i dettagli di questa vicenda, che ha dell'incredibile. In sostanza, la Commissione ha lanciato una campagna di comunicazione sui social media, in particolare su X, precedentemente noto come Twitter, per promuovere una proposta di regolamento contro la pedopornografia e il grooming online. Fin qui nulla di male, anzi, un obiettivo nobile. Tuttavia, il problema è sorto quando la Commissione, attraverso un'agenzia di comunicazione, ha deciso di escludere determinati target di utenti in base a criteri politici e religiosi, utilizzando 44 parametri specifici.

Ciò che è gravissimo è che 36 di questi parametri riguardavano direttamente o indirettamente elementi di carattere politico o religioso, come nomi di partiti, leader politici e questioni rilevanti come la Brexit. Questo tipo di targeting, soprattutto quando si utilizzano dati particolari, richiede una base giuridica solida, che in questo caso mancava. Noib, un'associazione che promuove i diritti digitali, ha presentato un reclamo al Garante Europeo per la Protezione dei Dati, il quale ha riscontrato una violazione delle regole.

La Commissione Europea si è difesa affermando di non aver mai inteso trattare dati particolari e di aver agito nel perseguimento di una finalità istituzionale. Tuttavia, il Garante non è stato convinto dalla loro difesa e ha emesso un ammonimento, anche se senza misure correttive o pecuniarie, in quanto la Commissione ha chiuso la campagna e tutte le altre operazioni sui social. Questo episodio è un esempio lampante di come anche chi dovrebbe essere un campione delle regole può inciampare nella loro applicazione. Solleva domande importanti su quanto siano complicate queste regole e su quanto sia facile ignorarle o fraintenderle.

Discutiamo anche delle implicazioni future, soprattutto in vista delle nuove regole europee sulla pubblicità politica targettizzata, che entreranno in vigore nel 2025. Queste norme mirano a garantire una maggiore trasparenza nell'uso dei dati per scopi pubblicitari, un tema che diventa sempre più importante alla luce di eventi come quello che abbiamo analizzato. Infine, riflettiamo su come le grandi piattaforme come Google abbiano già iniziato a reagire a queste normative, cessando di erogare pubblicità politica, e su come le dinamiche di potere e comunicazione potrebbero cambiare radicalmente nei prossimi anni.