La recente decisione di Meta di bloccare gli annunci pubblicitari politici sulle sue piattaforme in Europa, come Facebook e Instagram, è una risposta diretta al regolamento europeo 900 del 2024. Questo regolamento, che entrerà in vigore tra settembre e ottobre, non vieta la pubblicità politica in sé, ma il targeting basato su dati sensibili, come etnia, fede, salute e orientamento sessuale. Inoltre, impone restrizioni sugli utenti minori. Le sanzioni per la non conformità sono significative, arrivando fino al 6% del fatturato globale annuo.
L'obiettivo di queste misure è prevenire le interferenze elettorali e la disinformazione, fenomeni emersi in modo eclatante con lo scandalo Cambridge Analytica. La normativa mira a rendere trasparente chi paga per gli annunci e a chi sono rivolti, un passo verso una maggiore chiarezza nell'ecosistema digitale. Tuttavia, la decisione di Meta di interrompere del tutto questo tipo di pubblicità potrebbe non eliminare la propaganda, che potrebbe invece spostarsi verso canali meno visibili e più difficili da monitorare.
Un aspetto critico riguarda l'impatto sui piccoli partiti politici, che hanno beneficiato della democratizzazione della comunicazione offerta dai social media. Questi soggetti, spesso privi di budget per campagne tradizionali, potrebbero trovare più difficile raggiungere un pubblico vasto. Inoltre, organizzazioni che promuovono cause sociali importanti, come l'associazione Coscioni, potrebbero vedere limitata la loro capacità di comunicare messaggi di rilevanza politica.
Infine, mentre l'Europa continua a stabilire standard globali con le sue normative, le piattaforme come Meta potrebbero decidere di abbandonare mercati complessi e meno redditizi. Sebbene la riduzione della pubblicità politica possa sembrare un vantaggio per alcuni, resta da vedere come si evolverà il panorama della comunicazione politica online.

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Meta blocca gli annunci pubblicitari politici in Europa a partire da ottobre a causa di nuove normative europee. Questo divieto si concentra sul targeting basato su dati sensibili, come etnia e orientamento sessuale, per prevenire interferenze elettorali e disinformazione. Sebbene la decisione possa ridurre la pubblicità politica visibile, potrebbe spingere le attività propagandistiche verso metodi meno trasparenti.