Il controllo della rete e il controllo governativo sollevano numerosi interrogativi, soprattutto quando si considera l'affermazione "Se non hai niente da nascondere, non hai niente da temere". Questa frase, sebbene diffusa, è problematica per vari motivi. Tra i principali, vi è la questione dell'archiviazione dei dati. Gli archivi possono essere gestiti per un tempo indefinito, il che significa che le informazioni personali potrebbero essere conservate per sempre. Questo è preoccupante perché, anche se oggi ci si fida del governo e delle istituzioni, non c'è garanzia che le azioni attualmente legali e legittime lo rimarranno in futuro. Un esempio storico è la Germania degli anni '30, dove la registrazione nei registri delle sinagoghe non sembrava problematica fino all'avvento dei rastrellamenti.
Un altro problema è l'accesso ai dati. Un vasto archivio a disposizione delle forze dell'ordine non implica solo un accesso limitato agli inquirenti, ma coinvolge anche consulenti, amministratori di sistema e altre figure che devono accedere al sistema per garantirne il funzionamento. Questo aumenta il rischio di fughe di dati, come dimostrato dal caso di Edward Snowden con l'NSA. Anche in Italia, lo scandalo Telecom ha mostrato come non siano solo gli inquirenti ad accedere ai dati di traffico.
Infine, Carlo Blengino, avvocato e amico, ha pubblicato un articolo su Il Post che esplora cosa può avere da nascondere un giovane del Cuneense, utilizzando esempi reali per illustrare l'importanza dell'anonimato e della privacy. Consiglio vivamente di leggere il suo articolo per approfondire ulteriormente questi temi.

In questa Puntata
L'archiviazione perenne e l'accesso indiscriminato ai dati personali rappresentano due problemi fondamentali del controllo di massa. Mentre la fiducia nelle istituzioni può essere temporanea, la permanenza dei dati può avere conseguenze imprevedibili. Inoltre, l'accesso a questi archivi da parte di molteplici figure, oltre agli inquirenti, aumenta il rischio di abusi e violazioni della privacy.