Ho analizzato i dati di Twitter relativi al recente referendum, scoprendo che la maggior parte dei tweet, circa 435.000, erano a favore del "no" rispetto ai 131.000 per il "sì". Questi tweet sono stati generati da circa 36.000 account unici, una cifra significativa ma che non rappresenta l'intera popolazione votante. La mia analisi, condotta con l'ausilio delle risorse di The Fool, ha monitorato i principali hashtag e le conversazioni emergenti, rivelando che i sostenitori del "no" tendevano a discutere temi come il risparmio e l'antipolitica, mentre i sostenitori del "sì" si concentravano sugli slogan elettorali.
Ho notato che su Twitter, il "sì" ha visto un'attività più intensa solo nelle ultime settimane prima del voto, mentre il "no" ha mantenuto una presenza costante. La piattaforma è stata utilizzata da alcuni utenti per generare un elevato numero di retweet, spesso in modo non genuino, per influenzare la percezione pubblica. Interessante è anche l'aspetto demografico, con il 31% degli utenti che si identificano come donne e il 69% come uomini.
Nonostante Twitter non sia un indicatore affidabile del voto reale, rimane uno strumento potente per influenzare i media e i politici. La piattaforma è utilizzata per lanciare messaggi e influenzare la percezione pubblica, sfruttando effetti psicologici come il bandwagon effect. Questo rende Twitter un elemento chiave nelle strategie di comunicazione politica, anche se rappresenta solo una "bolla" di utenti attivi nei media.
In questa Puntata
Twitter ha visto una predominanza di tweet a favore del "no" in un recente referendum, con oltre 435.000 tweet rispetto ai 131.000 per il "sì". Nonostante ciò, la piattaforma non riflette necessariamente l'opinione pubblica generale, ma rimane cruciale per influenzare media e stakeholder attraverso strategie di comunicazione mirate.